Per la bocciatura della legge sull’editoria – un siluro dei franchi tiratori contro Renato Schifani – piangiamo tutti. Lacrime di pena per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Ma anche lacrime di rabbia per una scorribanda piratesca che, volendo colpire il presidente della Regione, ha finito per castigare quei giornalisti che, con professionalità, cercano di assicurare un’informazione civile, onesta, puntuale.
Sul muro del pianto primeggiano – e non poteva essere diversamente – i valorosi dirigenti della Stampa parlamentare, il sindacato che in uno slancio di generosità e di abnegazione aveva suggerito alla Commissione Bilancio di modificare il testo del governo e di vincolare la concessione dei contributi alle testate che avessero in organico almeno due giornalisti. La proposta era stata accolta all’unanimità ma lo sfregio dei franchi tiratori ha azzerato ogni ogni sforzo, ogni zelo, ogni slancio. E, di conseguenza, anche il guizzo eroico e straordinario di Alfredo Pecoraro ed Elvira Terranova, i due frontman del potente circolo della stampa parlamentare. “Riproporremo la legge a settembre”, ha rassicurato Schifani. “Ho preso un impegno con la categoria e intendo mantenerlo”. Prosit.

L’editore Maurizio Scaglione
Ma piangono anche i pagnottisti. Quei signori cioè che utilizzano l’informazione – giornali e agenzie – non per dare notizie o esprimere opinioni, ma per favorire tutti quegli esponenti politici che poi, sottobanco, gli assegnano incarichi, consulenze e affidamenti diretti. L’esempio più clamoroso è quello di Maurizio Scaglione, il faccendiere che in virtù di una sua intesa con il retrobottega di Palazzo d’Orleans, ha incassato in un solo anno dalla Regione oltre cinquecentomila euro. La legge sull’editoria sarebbe stata per lui la ciliegiona sulla torta. Da qui l’umile proposta di questo giornaletto che la meritoria Stampa parlamentare purtroppo non ha fatto in tempo a recepire: escludere dai contributi tutti quei sedicenti editori che, con le loro società parallele, sfruttano le tresche opache con il potere politico. Un minimo di decenza dovrebbe impedire a questi filibustieri di affondare le mani contemporaneamente in due piatti di denaro pubblico e di sottrarre risorse a chi, con sacrifici inenarrabili, fa invece di tutto per assicurare ai lettori un giornalismo serio, onesto, professionale.
L’unica speranza è che a settembre, quando Schifani riproporrà il disegno di legge, i deputati dell’Ars facciano propria la questione morale e sbarrino le porte ai pagnottisti. Che l’altro ieri – con uno scacco matto alla Stampa parlamentare – stavano per il tagliare il traguardo: se la norma non fosse stata bocciata dai franchi tiratori avrebbero ottenuto, per i prossimi tre anni, il via libera a incassare, oltre alle ricche prebende legate ai loro traccheggi, anche i contributi della legge sull’editoria.
L’incursione dei franchi tiratori sinceramente non se l’aspettavano. E ora – paradossalmente, imprevedibilmente – piangono pure loro. Non direttamente, perché le loro trame si svolgono sempre dietro le quinte. Ma per interposta persona. Attraverso cioè quei deputati e quelle eminenze grigie che sono i loro punti di riferimento dentro i palazzi del potere. L’esempio più appariscente è quello del molto onorevole Ignazio Abbate, ex sindaco di Modica e deputato della Dc di Totò Cuffaro. Vibrata e vibrante la sua filippica contro quei colleghi che, nel segreto dell’urna, hanno colpito e affondato le proposte di Schifani: non solo l’editoria ma anche e soprattutto i laghetti ipotizzati dal governo per tamponare l’emergenza idrica. “Sappiamo – dice – che questo è un modo vigliacco di potere dimostrare una insofferenza che non si riesce così a risolvere”.
Abbate è un santo protettore di Scaglione. Uno che – a differenza di quelli che stanno rintanati nei retrobottega di Palazzo d’Orleans e di Palazzo dei Normanni – non ne fa mistero e non si nasconde. Alle società che fanno capo al faccendiere de ilSicilia.it ha spalancato le porte della contea di Modica, dal Consorzio per il Cioccolato a tutti gli organismi e gli enti pubblici che hanno soldi da spendere per la cosiddetta comunicazione. Da quelle parti vale la legge della pagnotta. Che ormai è una legge di ferro. Inespugnabile. Comune che vai Scaglione che trovi.