Forse la Lega attuale, che i sondaggi danno intorno al 10%, gli sta un filo stretta. Ma i due colonnelli di Matteo Salvini nell’Isola, Luca Sammartino e Raffaele Lombardo, hanno scelto la strada della pacifica (?) convivenza. C’erano entrambi, venerdì, all’Hotel delle Palme, col Capitano, per la presentazione del patto federativo 2.0 fra il Carroccio e l’Mpa. Ed entrambi, negli ultimi giorni, sono stati ospiti del Ministro a Roma: per parlare della “situazione infrastrutturale con particolare riferimento alle strutture idriche e ad alcuni dossier strategici a partire dal Ponte sullo Stretto”; ma soprattutto per ribadire la linea dell’opportunità. Stare insieme conviene. Certamente a Salvini, che può sperare di avvicinarsi al risultato raggiunto cinque anni fa alle Europee (oltre il 20%) e insidiare FdI (“L’obiettivo è che la Lega sia il primo partito in Sicilia”, ha detto); un po’ meno agli altri due, che per amor di patria (e di partito) dovranno rinunciare a qualcosa. A cominciare da una candidatura al Parlamento europeo.

A Lombardo, libero dai legacci della giustizia, sono in tanti a chiederlo. L’ha ammesso lui stesso, qualche giorno fa, intervistato da ‘La Sicilia’. Ma la presenza dell’ex governatore di Grammichele nel listone unico di Lega ed Mpa non sarebbe affatto simbolica, e toglierebbe spazio a tutti gli altri, rendendo impossibile la corsa di Annalisa Tardino verso la riconferma. Per questo Lombardo avrebbe assicurato, al netto delle pressioni ricevute, che non forzerà la mano, che rinuncerà all’investitura. In cambio, probabilmente, di un posto di sottogoverno a Roma o, meglio, della presidenza della provincia di Catania (non appena si dovesse tornare al voto). Quest’ultima casella, dopo la rinuncia a Palazzo degli Elefanti in favore del candidato di FdI (Trantino), è già ipotecata dalla Lega.

E Sammartino? L’enfant prodige, record di preferenze al di là della maglia indossata (prima col Pd poi con la Lega), è ancora il vicepresidente della Regione. E non avrebbe alcuna voglia di smuoversi da lì. Si è persino riuscito a guadagnare la stima di Schifani, non avrebbe senso mettere a repentaglio una posizione così autorevole, che esce rafforzata anche dal primo, vero tentativo di riforma imbastita in questa legislatura: quella riguardante i Consorzi di bonifica. Anche l’ipotesi, non così peregrina, di un cambio di casacca – per sposare la causa di Cuffaro e della Democrazia Cristiana – per ora non sembra all’ordine del giorno. Così come l’azzardo di una candidatura in prima persona per Bruxelles (allo scopo di contrastare Lombardo, e poi dimettersi). Insomma, l’ex renziano dovrebbe starsene fermo per un po’, senza mai rinunciare all’opa (già in atto da un paio d’anni) sul partito siciliano.

I due, Sammartino e Lombardo, avranno una chance ghiotta per contare i voti, per prevalere l’uno sull’altro. E soprattutto, come effetto della loro performance, per sgonfiare l’altro asse prevalente della politica siciliana: quello composto da Totò Cuffaro e Renato Schifani. Partiamo da un assunto: mentre la Dc è in evidente espansione sui territori, Forza Italia si è fermata a Cancelleri e alla Chinnici. La sponda offerta da Cuffaro al governatore è utile per garantire a Forza Italia la doppia cifra alle Europee e, ancor prima, la possibilità di rivendicare un posto al prossimo congresso, quando saranno eletti i tre vicesegretari “territoriali” e il vicesegretario vicario di Tajani (data la sua conferma quasi certa). Schifani si copre le spalle con un partner d’eccezione, che gli illuminerà la strada verso i prossimi quattro anni di governo. Ma è difficile, vista la progressiva evoluzione del quadro generale, che i due, assieme, riescano a strappare un risultato tale da garantirsi due seggi.

Il partito “aperto, inclusivo, pluralista” di Schifani puntava a questo: assicurarsi una lauta rappresentanza in Europa. Ma senza Lombardo, che ha scelto altre strade, e senza Sammartino, che resterà dov’è, il piano è monco. “Insieme siamo una forza del 13,6% – ha detto Lombardo a proposito dell’unione fra Lega e Mpa -. Solo un punto in meno rispetto a Forza Italia, che esprime il governatore, e un punto e mezzo in meno di FdI, che ha il presidente dell’Ars. Saremo un grande gruppo – continua -, che darà un grande contributo al buon governo della Sicilia”. Ma la battaglia è appena cominciata.

Cinque anni fa, con Berlusconi capolista, e l’appoggio di Saverio Romano e Cateno De Luca (che schierava la Musolino), FI riuscì a eleggere un solo eurodeputato: quel Giuseppe Milazzo, sostenuto da Gianfranco Micciché, che nel corso della legislatura s’è convertito a Fratelli d’Italia. Oggi, senza il Cav., diventa tutto più difficile. Cuffaro è senz’altro un valore aggiunto, un covo di preferenze, ma non potrà fare da semplice stampella. L’obiettivo della DC, infatti, è riportare a Bruxelles Francesca Donato, già eletta quattro anni fa con la Lega e oggi dirigente della Balena Bianca. Di contro, il partito del presidente della Regione non potrà accontentarsi del diritto di tribuna: da qui ecco il nome di Caterina Chinnici, parecchio avvezza all’Europa, stimatissima da Tajani, e mai d’intralcio nelle vicende regionali. Ma la figlia del magistrato Rocco, potrà accettare di diventare l’espressione della Confraternita dei Mascariati? O Forza Italia sarà costretta a virare su un altro nome, lasciando che la magistrata scelga collegi più favorevoli?

Il “tavolo ristretto” da cui gli alleati temono che verranno partorite le nomine della sanità, nei mesi prossimi, dovrà affrontare temi altrettanto spinosi. Compreso quello delle candidature. E’ questo, forse, uno dei motivi che indurrà Lombardo e Sammartino a convivere a tempo sotto lo stesso tetto: si tratta pur sempre di un accordo più elettorale che politico. Oltre a citare il Ponte sullo Stretto e le infrastrutture, infatti, Lega e Mpa hanno rimarcato la necessità di un intergruppo parlamentare all’Ars (intergruppo vuol dire che non ci sarà fusione: Carroccio e Autonomisti, per le scelte che contano, continueranno ad operare e votare in maniera separata). Nella proiezione di Lombardo e Sammartino non esiste vincolo di mandato, ma solo un vincolo di reciproca sopportazione almeno fino a giugno. Quando dalle urne verrà fuori la risposta alla domanda che tutti si fanno: cui prodest?