“La distanza tra governo e opposizioni rimane ed è grande. Due ore di capigruppo all’Ars non sono bastate ad avvicinare di un millimetro le posizioni tra un esecutivo in totale confusione e animato solo da ansia da prestazione e le opposizioni. Il nostro obiettivo non è certo quello dell’esercizio provvisorio, come il governo vuol fare credere per coprire la propria incapacità, ma quello di migliorare un testo che non ha assolutamente né capo né coda. In aula saranno scintille”. Lo affermano i capigruppo delle opposizioni all’Ars Antonio De Luca (M5S) Matteo Sciotto (Nord chiama Sud) e Michele Catanzaro (PD).

“Abbiamo affrontato – continuano i tre deputati – anche il tema delle risorse finanziarie a disposizione di questa manovra, cercando di diradare le nebbie che avvolgono questa tematica. Una cosa è comunque certa: il voto finale all’Ars non potrà avvenire senza l’ok alla manovra di bilancio nazionale da cui queste risorse dipendono. Faremo di tutto inoltre – concludono i capigruppo – e su questo abbiamo messo la pregiudiziale, perché Schifani chiarisca la posizione sui fondi extra regionali e soprattutto sulla vicenda del finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina”.

Cateno De Luca è persino più duro sui social: “Renato Schifani deve venire immediatamente in Parlamento a riferire sulla truffa consumata a danno dei siciliani con la rapina di ben 2,3 miliardi di euro sottratti per le scuole, le strade, le ferrovie, i fiumi, le coste, le condotte idriche, gli invasi, per darli a Salvini per finanziare il Ponte sullo stretto di Messina. Le prove muscolari e le mistificazioni della maggioranza per approvare la legge di stabilità in un clima omertoso trasformerà il Parlamento Siciliano in un Vietnam che causerà l’esercizio provvisorio con lo slittamento a fine gennaio 2024 del voto finale sul bilancio e legge di stabilità”. Schifani prova a uscire dall’impasse cercando una soluzione col presidente dell’Ars Galvagno.

Le parole di Falcone: “Rischiamo di bruciare due miliardi”

“Il rispetto delle regole non è soltanto una questione di forma, ma anche di sostanza: approvare la manovra nei tempi di legge genera più ricchezza subito, almeno un paio di miliardi, che a sua volta porta gettito che torna nelle casse della Regione”. Lo ha detto l’assessore all’Economia, Marco Falcone, intervenendo su ‘La Sicilia’. Lo spettro del rinvio invocato dalle opposizioni, per conoscere l’eventuale disponibilità di risorse extraregionali (allo stato non inserite nella manovra) stranisce l’assessore: “Questa è una legge di stabilità che si fonda interamente su risorse regionali – ricorda Falcone -. L’anno scorso, dopo l’impugnativa del governo nazionale, ci contestarono per l’uso dei fondi comunitari e adesso che non c’è un solo euro si lamentano? Il confronto sui fondi extra-regionali ci sarà, a tempo debito, ma questo è un dibattito che esula dalla manovra. Cercare di confondere le carte è una scorrettezza. Una scorrettezza inaccettabile”.

Ma perché la perdita di due miliardi? Falcone torna indietro nel tempo: Di solito il bilancio è stato approvato ad aprile e la cassa della Regione s’è sbloccata fra fine maggio e giugno per restare aperta fino al 15 dicembre. Nel 2021 e nel 2022, con i primi quattro mesi di esercizio provvisorio, la Regione ha erogato rispettivamente 14,1 e 14,2 miliardi al 30 novembre. L’anno scorso è bastato il via libera al bilancio il 10 febbraio per sbloccare 15,7 miliardi: un miliardo e mezzo in più nell’economia siciliana”.

Intanto, alla scadenza dei termini per gli emendamenti (lunedì sera alle 20), sul tavolo del governo sono piovute oltre 800 proposte di modifica. Dopo una scrematura da parte degli uffici, ci si trasferirà in aula per la discussione generale, che dovrebbe iniziare mercoledì.

Intanto si fa viva anche l’Ance: “Sarebbe un atto di gravissima irresponsabilità – evidenzia il presidente dei costruttori, Santo Cutrone – se forze politiche o singoli deputati, che dichiarano di agire nell’interesse dei siciliani, si mettessero di traverso e impedissero l’approvazione della Manovra entro la fine dell’anno, costringendo il governo all’esercizio provvisorio e ai relativi limiti di cassa e di azione amministrativa. Sarebbe anche una gravissima vergogna per tutta la Sicilia, agli occhi del governo nazionale, dell’intero Paese e dell’Unione europea che ci guardano per come utilizziamo le ingenti
risorse che ci sono state assegnate”.