Con un miliardo “congelato” da Roma, in attesa della perenne definizione di un accordo, e di fronte a una Finanziaria “lacrime e sangue” (con capitoli che subiscono tagli del 40%), si credeva che prevalesse il buonsenso. Ma anche stavolta la logica è stata sopraffatta dalla campagna elettorale che “impone” l’assalto alla diligenza. Gli emendamenti presentati dai deputati dell’Ars sono talmente tanti – novecento – che gli uffici hanno dovuto chiedere altra mezza giornata di tempo per collazionare il fascicolo definitivo. Così l’esame della manovra è slittato a stamattina, quando si è tenuta un’altra discussione generale sull’articolo 1. Poi il rinvio. Da questo pomeriggio, fino a venerdì, palazzo dei Normanni farà spazio alla Conferenza internazionale dei Procuratori generali. Si ripartirà lunedì prossimo, quando al parlamento spetterà il compito di valutare ogni singola proposta direttamente in aula, anziché in commissione. Un lavoraccio che richiederà tempo (l’auspicio è di terminare entro mercoledì 11).

Ma la questione è anche un’altra: cioè il miliardo “congelato” da Roma che, in questa prima fase, esige una gestione morigerata delle poche risorse disponibili. Non è escluso che molte delle norme su cui puntano gruppi parlamentari e singoli deputati possano essere rinviate a futuri “collegati” del ddl Stabilità, diventando operative non appena sarà garantita la copertura finanziaria. Un esperimento che negli anni scorsi si è rivelato fallimentare. Nel frattempo l’assessore Armao ha fatto approvare un emendamento che libera 280 milioni di nuova spesa, in seguito al riconoscimento da parte del Ministero dell’Economia di un acconto su Iva, Ires e Irpef, (per 670 milioni in tre anni). Questi soldi serviranno, per il 2022, a scongelare i capitoli su disabilità e teatri, e in parte i contributi di parte corrente per Comuni e Liberi Consorzi. Ma non basterà a lenire gli appetiti dei deputati, che si sono visti privare dei passaggi, ritenuti propedeutici, nelle commissioni di merito e in commissione Bilancio: siamo all’ultima Finanziaria della legislatura ed è compito di tutti, maggioranza e opposizione, portare a casa il maggior numero di risorse per il proprio collegio elettorale.

Dei novecento emendamenti presentati alla Legge di Stabilità, la metà sono soppressivi. Molti hanno un sapore elettorale. Altri paiono assolutamente di buonsenso. Anche se il confine tra le due cose è assai labile. Sarà difficile, pressoché impossibile, per il governo del tandem Musumeci-Armao, provare a smontarli. Luisa Lantieri, deputata di Forza Italia iperattiva nel comprensorio di Enna, ha proposto ad esempio la stabilizzazione dei precari dell’autodromo di Pergusa, ma anche un contributo di 10 mila euro al sito faunistico di parco Ronza, a Piazza Armerina. I due ‘ribelli’ della Lega, Mariann Caronia e Carmelo Pullara, richiedono un forte segnale – 800 mila euro – per il riconoscimento di un bonus Covid ai lavoratori dell’ospedale Cervello-Villa Sofia impegnati in prima linea contro il Covid. Ma anche 5 milioni di contributo una tantum alle opere pie, la cui riforma è stata stralciata dal testo principale per un intervento diretto di Gianfranco Micciché. Che, per inciso, ha anche depotenziato l’articolo 2: quello che faceva riferimento alle assunzioni nelle partecipate (facendo risentire non poco l’assessore all’Economia, Gaetano Armao).

Tra le proposte della Lega, inoltre, c’è la riduzione del 25% dei canoni demaniali, in considerazione dell’emergenza sanitaria, mentre la capogruppo dell’Udc Eleonora Lo Curto, insiste nel voler concedere 600 mila euro di spesa aggiuntiva alla Fondazione Taormina Arte, dato che il taglio previsto dal governo “non consentirà di predisporre la programmazione degli eventi della stagione che si svolgono a Taormina, con evidenti conseguenze sulla filiera turistica del comprensorio”. Sapete chi è a capo di TaoArte, fra l’altro fresca di nomina? Ester Bonafede, esponente dell’Udc e già assessore nel governo Crocetta, nonché ex sovrintendente della Foss. Il cerchio si chiude (per inciso, alla proposta della Lo Curto partecipano pure i deputati di Fratelli d’Italia, come a voler sancire la grande unione venuta fuori a Palermo sulla candidatura di Lagalla).

La stessa Lo Curto è firmataria di un’altra proposta di modifica, assieme ad alcuni colleghi dei Cinque Stelle, di tre diversi emendamenti in favore degli enti parco (353 mila euro), degli enti gestori delle riserve naturali (507 mila) e del personale di parchi e riserve (1,7 milioni). Una delle note più stonate di questa Finanziaria è, infatti, il totale disinteresse verso la sopravvivenza delle riserve, come sottolineato da un intervento di Giampiero Trizzino: “Da anni le riserve non vengono adeguatamente valorizzate, sebbene siano un patrimonio importantissimo per la tutela della biodiversità e per la fruizione del territorio, quindi per il turismo e l’economia. Il governo regionale paradossalmente ‘trascura’ di appostare le necessarie risorse finanziarie. Ecco perché abbiamo presentato tre emendamenti alla finanziaria, con una proposta condivisa tra le parti politiche, per ripristinare in tre diversi capitoli di spesa la somma di quasi 3 milioni di euro destinati alle riserve, garantendo una normale operatività ai gestori”.

Sono circa 50, invece, gli emendamenti proposti dal Partito Democratico, tra cui: uno da 30 milioni per il fondo destinato alle famiglie a basso reddito, un altro di sostegno ai teatri, e un altro ancora per adeguare le indennità dei sindaci siciliani a quelli dei colleghi del resto d’Italia. Ieri il capogruppo Lupo ha esternato il fastidio per la lentezza con cui procedono i lavori: “Musumeci ha stabilito un nuovo record: per la prima volta la Sicilia si trova a maggio senza che sia neppure iniziato l’esame in aula della legge di stabilità. Oltretutto, il governo regionale non ha ancora detto come intende procedere per accelerare il confronto con il governo nazionale nonostante sia evidente che servono risorse per far quadrare il bilancio e garantire i trasferimenti per Comuni, ex Province, trasporto pubblico locale, assistenza ai disabili e diverse categorie di lavoratori”. “Insomma – conclude il capogruppo Pd – di fronte alle continue emergenze della Sicilia, ad iniziare dalle richieste che arrivano dal mondo del lavoro e da diversi settori produttivi, il governo regionale conferma tutta la sua inadeguatezza”.

Gli unici a non preoccuparsi di nulla sono Armao e Musumeci: il primo in cerca di salvarsi la faccia, il secondo nella spasmodica ricerca della ricandidatura. E’ soprattutto colpa loro se, al 3 maggio, non esiste uno straccio di Finanziaria e se il voto finale alla legge di Bilancio non c’è ancora stato. La Sicilia da un paio di giorni è in gestione provvisoria. Ma questa non è più una notizia.