Entro un paio di settimane la riforma sulla gestione dei rifiuti finirà in aula, a Sala d’Ercole, per la discussione finale. Ma uno dei disegni di legge più importanti per il governo regionale, rischia di essere affossato prima. Prevede la creazione di nove Ato su base provinciale, che raggruppano i comuni dei territori e pianificano il sistema di gestione, bandendo le gare d’appalto e scegliendo dove e quali impianti realizzare. Ma la parola Ato ha già suscitato malumori, anche all’interno della maggioranza. Il presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona, ha espresso forti dubbi sulle coperture finanziarie: “Nulla da dire sulla prima parte della riforma – ha confidato il deputato di Forza Italia al “Giornale di Sicilia” – ma qualcuno dovrebbe indicare chi pagherà i debiti accumulati finora dagli Ato (si tratta di cirda due miliardi). Non credo che la Regione abbia la capacità finanziaria di coprirli. Andranno quindi ai Comuni soci?”. Se cosi fosse, il primo effetto sarebbe l’aumento della Tari . Da qui i dubbi di Pd e Movimento 5 Stelle. Il grillino Giampiero Trizzino già da alcune settimane ha chiesto alla Regione di stabilizzare i circa 600 dipendenti che gravitano nell’orbita delle partecipate collegate ai vecchi Ato, personale che non è mai confluito nella Srr, come previsto dalla legge del 2009 fatta approvare da Lombardo ma mai entrata a regime. L’emendamento di Trizzino, sottoscritto anche da altri gruppi di opposizione rischia di essere dichiarato inammissibile, tanto da convincere il deputato a chiedere il ritiro della nuova riforma: “E’ meglio applicare per davvero la legge 9/2010 piuttosto che approvare una riforma che rischia anch’essa di rimanere lettera morta”.