E’ durato poco più di un mese l’incarico di Calogero Ferlisi, ex presidente del Tar di Palermo, “alle dipendenze” di Ruggero Razza. Di fronte all’ennesima assemblea dei soci deserta, l’ex magistrato questa mattina ha rassegnato le dimissioni dalla Seus, la società partecipata dell’emergenza-urgenza. L’addio al 118, ufficialmente, è legato a motivi di salute. Ma alla base ci sarebbe soprattutto un “difetto di comunicazione” coi vertici politici e istituzionali dell’assessorato. Il 5 febbraio Ferlisi si era insediato al posto del leghista Davide Croce, il cui mandato era scaduto a metà settembre. Alla decadenza del Cda era seguito un lungo periodo di stagnazione, con il blocco delle nuove nomine determinato dalla sfaldatura del centrodestra. Poi la scelta di Musumeci era caduta proprio su Ferlisi, al quale erano stati affiancati Simona Taibi e Pietro Marchetta.

Fino a stamattina, quando l’Assemblea dei soci, che avrebbe dovuto riunirsi in seconda convocazione per la nomina del terzo componente del Collegio sindacale e l’approvazione del piano triennale per la trasparenza e per la prevenzione della corruzione, è andata deserta. A gravare sulla decisione di Ferlisi, secondo quanto filtra dalla Seus, sarebbe anche l’impossibilità – ormai da settimane – di essere ricevuto dall’assessore Razza. E’ più o meno la stessa situazione che ha portato alle dimissioni del dirigente regionale Francesco Bevere (uno dei pochissimi ‘esterni’) dal dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute, riassegnato ad interim al dirigente Mario La Rocca.

Da questo quadro emergono tutte le difficoltà del delfino di Musumeci nel rapportarsi con i vertici dell’assessorato, specie se apolitici. Per l’assessore, nelle ultime ore, la situazione è divenuta insostenibile. Dopo la revoca del direttore generale dell’Oasi di Troina, che messo a nudo la gestione familistica dell’ente da parte del suo movimento (Diventerà Bellissima), Razza ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini dai pm palermitani e sarà rinviato a giudizio per falso in concorso nell’inchiesta sui dati Covid (un aspetto sul quale le opposizioni lo tartassano).

Inoltre, l’Ars, ha congelato le nomine di tutti i dirigenti generali di Asp e ospedali (in scadenza ad aprile) togliendo a Razza e Musumeci il pallino (elettorale) delle operazioni. L’iniziativa, presentata sotto forma di emendamento aggiuntivo a un ddl sulle Attività produttive, aveva tra i firmatari anche Tommaso Calderone (Forza Italia), Luca Sammartino (Lega), Totò Lentini (Autonomisti) e Eleonora Lo Curto (Udc). La proposta, che aveva registrato l’iniziale irrigidimento di Diventerà Bellissima e degli ex grillini di Attiva Sicilia, è stata accolta anche dai musumeciani e dai membri del governo. Che però ne hanno contestato il metodo: “E’ una pagina macchiata – ha spiegato l’assessore Cordaro -. Nulla sarebbe cambiato se questo emendamento, seguendo il percorso istituzionale corretto, fosse andato nella commissione di merito. Questo emendamento e queste firme – ha insistito Cordaro – resteranno nella storia di questa legislatura e di questo parlamento”. Per Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima, “pur con perplessità circa l’ammissibilità e la costituzionalità dell’emendamento che blocca le nomine, è tuttavia palese e incontrovertibile che si tratta di una norma che certifica in maniera inequivocabile, anche da parte dell’opposizione, il buon lavoro svolto dal governo Musumeci nella scelta dei soggetti preposti alla gestione degli enti pubblici regionali”.

L’emendamento A2, che modifica la legge regionale n.22 del 1995, prevede che “nei centottanta giorni antecedenti la scadenza naturale della legislatura regionale (…) è fatto divieto al Presidente, alla Giunta e agli assessori della Regione, a pena di nullità, di procedere a nomine, designazioni o conferimenti di incarichi in organi di amministrazione attiva, consultiva o di controllo della Regione, in enti, aziende, comprese quelle di cui di cui all’articolo 8 della legge regionale 14 aprile 2009, n.5 e successive modificazioni (cioè le Asp), consorzi, agenzie, soggetti (…) di diritto pubblico o privato sottoposti a tutela, controllo o vigilanza da parte della Regione, in società controllate o partecipate”. Ma anche la possibilità, “nel caso di cessazione delle nomine, designazioni od incarichi nei centottanta giorni antecedenti la scadenza naturale della legislatura regionale” di “nominare i commissari straordinari, individuandoli prioritariamente nei soggetti la cui nomina, designazione od incarico è cessata nei predetti centottanta giorni”. Il comma 2, però, prevede che le nomine non siano sospese soltanto nel ‘semestre bianco’, ma, in sede di prima applicazione, “a decorrere dalla data di approvazione della presente legge”. Cioè da subito.

“È una norma di buon senso – ha commentato il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo – che impedisce nomine ad hoc in piena campagna elettorale permettendo il buon andamento della gestione amministrativa regionale”. “Abbiamo stoppato il tentativo di lottizzazione della sanità da parte di Musumeci – aggiunge il segretario dem Barbagallo – e sancito la fine di questa stagione del centrodestra in Sicilia”. Per la cronaca, la seduta è terminata con gli insulti a distanza fra l’assessore Cordaro e il presidente pro-tempore dell’Assemblea, Roberto Di Mauro, che ha sospeso i lavori dopo aver accusato l’esponente della giunta di averlo minacciato.