Stefano aveva 11 anni e, come tutti i ragazzini della sua età, l’argento vivo addosso. E fare un giro su un fuoristrada era uno dei suoi desideri. Per questo insistette, quel pomeriggio del 22 aprile 1999, per salire sulla jeep guidata da Vincenzo Quaranta che avrebbe dovuto andare a comprare il pane per una “schiticchiata” campestre. Giuseppe, il papà di Stefano, macellaio in un supermercato, era stato chiamato per scannare un maiale che sarebbe servito proprio per quel banchetto, un lavoretto extra, fuori orario di lavoro, e aveva portato il figlio mezzano con sé. Quella jeep era di Carmelo Cusumano, presunto boss della “Stidda”, la mafia della Statale 115, quella tra Agrigento e Caltanissetta, famiglie del potere criminale sull’asse Gela-Porto Empedocle e paesi limitrofi. Il destino di Stefano si ferma lì, quel pomeriggio, su quel fuoristrada, con tre colpi di fucile destinati probabilmente a Quaranta (che resta illeso) o a Cusumano che i sicari pensavano fosse con lui. Si ferma, la vita di Stefano, a pochi giorni dal suo dodicesimo compleanno. E proprio Quasi12 – Nessun colpevole si intitola il docufilm che il giornalista agrigentino Gero Tedesco (cronista del Giornale di Sicilia) ha scritto e diretto rievocando questa storia di giustizia incompiuta perché, a vent’anni di distanza, quel delitto è rimasto impunito e nessuno, nonostante alcuni nomi siano usciti fuori ma senza il supporto di prove credibili, è stato indagato.

Quasi12, prodotto da Fuoririga, è in giro per la Sicilia, è stato presentato con grande commozione anche a Favara, il paese dove Stefano Pompeo viveva in una famiglia incensurata e frequentava la scuola media, proiettato alla presenza di Giuseppe e Carmelina, i genitori del ragazzo, «vittima innocente di mafia», che aspettano, al di là di quell’ufficiale “riconoscimento”, di guardare in faccia chi ha sparato al figlio. Il docufilm arriva a Palermo venerdì 10 maggio, all’Auditorium Rai di viale Strasburgo, alle 18.

Dice il papà di Stefano, Giuseppe Pompeo: «La giustizia non è stata capace di fare giustizia, né posso essere io a farla».  E Laura Vaccaro, magistrato favarese adesso a capo della Procura per i minori a Caltanissetta, emozionata alla fine del docufilm promette di telefonare al procuratore capo di Palermo (del caso Pompeo si occupò la Dda del capoluogo) per sollecitargli a tirare fuori dagli archivi quelle indagini. Rincara la dose di sdegno per l’orrore di quel delitto il cardinale di Agrigento, Francesco Montenegro: «Non posso accettare chi compiange Stefano dicendo che “si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato”. Stefano si trovava invece al posto giusto e al momento giusto, quelli in cui un ragazzino della sua età deve trovarsi perché animato dalla curiosità di provare un’emozione nuova viaggiando su un fuoristrada. E’ chi lo ha ucciso, piuttosto, che si trovava al posto sbagliato e al momento sbagliato, ammesso che per questi criminali possano mai esserci un posto e un momento giusti».

Gero Tedesco, l’autore del docufilm: «Mi occupai di quel delitto da cronista, per il mio giornale, vent’anni fa. Poi, come spesso accade nel nostro mestiere, questa storia mi tornava in mente, risaliva su dal pozzo del mio archivio personale. Una di quelle vicende sulle quali è difficile rassegnarsi che non venga scritta la parola fine».

Le musiche originali di Quasi12 sono di Davide Lo Iacono e degli Eimog, il montaggio è di Davide Sclafani che è anche autore delle riprese con Marco Martorana, la ricerca storica di Silvio Schembri e Michele Ruvolo, la fotografia di Manuela Lino.