Cronista dell’anno. Non poteva esserci riconoscimento più meritato per Mario Barresi, il giornalista che lunedì sera a Palazzo Sant’Elia è stato festeggiato da tutte le organizzazioni di categoria, dall’Ordine professionale all’Associazione della stampa. L’inviato de La Sicilia vanta al suo attivo non pochi colpi da maestro: ha rivelato lo scandalo di Cannes e dei milioni regalati dalla Regione a un avventuriero lussemburghese; ha messo a nudo i traccheggi dell’ex assessore alla Sanità, Ruggero Razza, per annettere l’Oasi di Troina al feudo elettorale della sua amatissima moglie, Elena Pagana; e ha scoperchiato lui – sì, proprio lui – il pentolone maleodorante di SeeSicily, pieno delle milionarie scempiaggini architettate dall’ex assessore al Turismo, Manlio Messina, per arruffianarsi, con i soldi di tutti noi, i padroni di Mediaset, i vertici Rai e i giornali che fanno capo a Urbano Cairo e a Rcs Sport.

E’ un giornalista dalla schiena dritta Mario: coraggioso, scrupoloso, di grande mestiere. Pensate che ha raccontato il grande malaffare di SeeSicily senza nascondere nulla, nemmeno il dettaglio dei cinquantuno mila euro elargiti dal balilla Messina alla Dse, la società pubblicitaria de La Sicilia.

Dopo avergli dato atto di tutto questo, soffermatevi però su un dettaglio. Il premio che incorona Barresi cronista dell’anno è stato deliberato da un campo largo di colleghi che, tranne rarissime e impercettibili eccezioni, si sono sistematicamente guardati bene dal riprendere o rilanciare i suoi scoop. Quando c’è di mezzo il potere, meglio una parola in meno che una parola in più.