Diventare mamma a 43 anni, per Giulia Grillo, è stata una sorpresa di gran lunga superiore alla nomina a Ministro della Salute del governo Conte. Il 2018 è un anno decisamente fortunato per il medico catanese, specializzato in medicina legale e delle assicurazioni, prestato alla politica: “Da 11 anni col mio compagno cercavamo di avere un bambino – ha dichiarato la grillina in una intervista al Corriere della Sera – Arriva a 43 anni, quando avevamo perso la speranza. Temevo la menopausa invece sono rimasta incinta. Alla fecondazione artificiale non abbiamo mai pensato anche se non sono contraria. Però credo nel destino e nella volontà di Dio. Se deve arrivare, arriva quando meno te lo aspetti”.

Un figlio le cambierà la vita. Si chiamerà Geremia. L’idea è quella di farlo nascere a Roma, così potrà portarlo con sé al Ministero e le cose saranno più facili. Vorrebbe anche allattare (“Credo nell’allattamento al seno, se potete fatelo”) e vive la gravidanza in modo sereno, nonostante sia ingrassata di 14 kg. Che “non è poco per una alta uno e sessanta”. Vita sana per il ministro, che nell’ultimo periodo ha eliminato fumo, alcol e dolci, nonostante di questi ultimi sia ghiotta. Una gravidanza a 43 anni è un dono di Dio, ma anche un invito a riflettere per le donne: “La donna deve essere consapevole che la fertilità a un certo punto della vita finisce e che se lo desidera e può avere un bimbo non deve aspettare le calende greche. Per questo il 22 settembre celebrerò la Giornata della salute riproduttiva. La fertilità non è per sempre e la donna deve essere messa nelle condizioni di usarla grazie ad aiuti sociali”.

I discorsi tornano sempre alla politica. Per la Grillo, che non ha alcun rapporto di parentela col fondatore del M5S, l’ingresso in Parlamento si era concretizzato 5 anni fa. Gestire un dicastero è di gran lunga diverso. Porta con sé oneri e onori. Preoccupazione, un’esposizione mediatica talvolta difficile da tollerare. Come nel caso dei vaccini, e all’introduzione della flessibilità per l’obbligo vaccinale, un argomento che in piena estate ha segnalato la distanza fra il mondo pentastellato e quello della scienza. “I vaccini contro il morbillo e la rosolia devono restare obbligatori. Gli adulti non vaccinati sono un pericolo. Vogliamo superare la legge Lorenzin sull’obbligo col disegno di legge ora presentato in Parlamento. Quella legge è stata utile e ha indotto tanti genitori a vaccinare in quanto è servita a sollevare il dibattito. Ma ora pensiamo a uno strumento flessibile che consenta a Comuni e Regioni di intervenire localmente con l’obbligo, sempre in accordo col ministero”. Il suo Geremia, in ogni caso, sarà vaccinato.

L’ultimo strenuo tentativo politico di Giulia Grillo, prima di diventare mamma e passare per qualche giorno dall’altra parte della barricata, è la richiesta di un impegno maggiore in Finanziaria per alimentare il Fondo Sanitario: “Partiamo dagli attuali 115 miliardi, ma sto lavorando per ottenere di più. Sono certa ci sia spazio per avere più risorse e questo settore è stato bistrattato”. Il rapporto fra i Cinque Stelle e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è ai minimi storici: “Ma mi fido della sensibilità del governo” ha detto la Grillo. Sarebbe una bella affermazione politica. Se non dovesse arrivare, non le mancherà modo di far festa.