La scure (politica) che si è abbattuta sul Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, ha provocato “disoccupati” illustri. Uno è il delfino di Berlusconi, diventato in breve tempo stampella di Matteo Renzi, che oggi è impegnato fra Italia e Africa nella sua professione d’avvocato (e ogni tanto si dedica al karaoke). L’altro, originario di Bronte, è Giuseppe Castiglione, che è stato anche vice-presidente della Regione nell’epoca di Totò Cuffaro, nonché genero dell’ex senatore Pino Firrarello. Oggi, come rivelato da Repubblica, si occupa di coltivazione legale di cannabis.

La parabola di Castiglione è curiosa: entra in Assemblea regionale nel 1996 grazie a Rocco Buttiglione e al suo Cdu. Ricopre per anni la carica di assessore all’Industria e all’Agricoltura, e poi – da forzista – vice di Cuffaro. Con il partito di Berlusconi diventa presidente della provincia di Catania e persino europarlamentare, poi si allinea al pensiero di Alfano e non gli va affatto male: riveste il ruolo di sottosegretario alle Risorse Agricole nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Era al governo quando venne approvata – ironia della sorte – la normativa che permette la vendita della marijuana light (“Ma non c’entra nulla – giura lui – con la mia nuova impresa”). E’ uno degli intoccabili di Angelino. Ma quando NCD si sgretola, Castiglione pensa bene di ritirarsi dalla politica. Non si candida alle ultime elezioni, non cambia partito e si rivolge alla terra. Nel verso senso della parola. “Mi piacerebbe impegnarmi in qualche start-up” disse all’epoca.

Assieme ai figli è proprietario di una società che si occupa di canapa: la Ancapa srl. Che di recente si è fusa in una joint venture con un’azienda canadese, la Crop Infrastructure Corp, che ha deciso di investire 500 mila euro in Italia per la produzione della marijuana light (perfettamente legale) e di olii destinati alla cosmetica e alla farmaceutica. Il cuore dell’investimento è rappresentato dal Nord Italia perché è lì, come in Svizzera, che ci sono più imprese interessate al prodotto finale. Anche se Castiglione, in questo turbinio d’affari, rivendica il suo ruolo marginale: “Sto soltanto dando una mano ai miei figli. La mente di questa impresa è il mio primogenito Andrea, ingegnere che ha notevole esperienza all’estero e parla quattro lingue”. Anche i politici “finiti” possono sempre risorgere.