Settembre 1988-Dicembre 2018. Nuovo Cinema Paradiso compie trent’anni. E festeggia in piazza Pretoria, a Palermo, dove questa sera il capolavoro di Giuseppe Tornatore verrà proiettato sulla facciata di palazzo delle Aquile. Il “Palermo Sud Festival – Sotto il cielo del Cassaro” ospita, in questa sua edizione ricca di generi e protagonisti, una delle pellicole che ha riscritto la storia del cinema italiano (e mondiale). Anche se Giuseppe Tornatore, regista tra i più bravi, nativo di Bagheria, ci mise un po’ di tempo per rendere il film quello che è oggi: irripetibile, pressoché indimenticabile.

La presentazione al Festival Europa Cinema di Bari, infatti, non andò benissimo. Quello che voleva essere un affresco del microcosmo siciliano, perso nelle sue mille sfaccettature culturali e sentimentali, venne criticato per una seconda parte ridondante e prolissa. Tanto che Tornatore decise di apportarvi qualche modifica, riducendo la durata complessiva della pellicola da 173 a 157 minuti. I risultati furono apprezzabili solo in parte, come ricorderà Tornatore in un’intervista del 2010: “Quando il film uscì nel 1988, nelle sale italiane non andò a vederlo nessuno. Gli incassi furono disastrosi, tranne a Messina, dove il film andò benissimo e non capivamo il perché. Il gestore del cinema Aurora, Giovanni Parlagreco, si ostinò a tenerlo in cartellone, invitò la gente a entrare gratis e se il film fosse piaciuto alla fine avrebbero pagato”.

Al termine di quella esperienza, ecco i nuovi tagli: la nuova versione del film – stavolta definitiva – dura poco più di due ore, e con questa formula viene presentato al Festival di Cannes, dove ottiene finalmente un ottimo successo di pubblico. Dal quale non torna più indietro. Le sale che in Italia lo avevano snobbato, cominciano a produrre repliche su repliche e l’anno dopo, nel 1990, “Nuovo Cinema Paradiso” vince addirittura l’Oscar come miglior film straniero a Hollywood, oltre a un Golden Globe.

E’ un successo clamoroso per Tornatore, la cui fama ha una ripida impennata che gli permette di consacrarsi quale regista di livello internazionale. La sua carriera, cui si accompagna un forte impegno civile, gli porta in dote quattro David di Donatello: grazie a “L’uomo delle stelle”, “La leggenda del pianista sull’oceano”, “La sconosciuta” e “La migliore offerta”. Nel 2009 ha posto la sua firma sulla regia di “Baaria”, la cui trama racconta una parte di vita vissuta dallo stesso Tornatore nella sua città natale, Bagheria appunto. Tra i capolavori c’è anche “Malena”, che sancisce la collaborazione con Monica Bellucci (interpretazione magnifica la sua) e l’eccezionale complicità con il compositore Ennio Morricone, che ancora una volta gli scrive le musiche.

Di recente Tornatore ha rilasciato una bella intervista a Repubblica, in cui riporta a galla vecchi episodi di giovinezza siciliana, che il peso del tempo non ha mai sopito. E alcune considerazioni che si cuciono addosso al suo popolo, ai suoi conterranei, quasi per evidenziare cosa vuol dire abitare in quest’isola, da sempre: “Il siciliano – ha detto Tornatore in uno dei passaggi – è incline alla malinconia e come tutti i malinconici sa essere comico, anche in modo eccessivo. Credo che c’entri molto il concetto di “isola” e con la secolare solitudine accumulata nel linguaggio dai siciliani attraverso le dominazioni. Ogni dominazione straniera come una nuova esperienza di solitudine, che si somma alle precedenti: questo, secondo me, ha determinato un senso della tragedia e del dramma nel siciliano verso il mondo che lo circonda, verso le cose, ma soprattutto verso se stesso”.