La sensazione che inizia a farsi strada è quella che il Ponte sullo Stretto venga eccessivamente identificato, nei media e nel Paese, come una bandiera esclusiva di Matteo Salvini. E che, proprio per questa ragione, rischia di non vedere mai la luce. Questo non per dire che il leader leghista e vicepremier del governo Meloni non sia in grado di portare a casa l’opera che collegherà la Sicilia alla penisola, anzi “Palermo a Berlino”, come ama ripetere. Il problema sono gli alleati del Capitano: “Per trovare tutti i soldi che servono a costruirlo è già un’impresa” sibila laconico ad HuffPost una fonte di Fratelli d’Italia che conosce molto bene il dossier. “Figuriamoci se poi lo riusciamo a costruire e i meriti se li prende tutti Matteo”. Un’insofferenza che comincia a farsi strada nel partito della premier, già alle prese con le ristrettezze economiche della prossima manovra. Oggi il Consiglio dei ministri esaminerà la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza. Già è tanto che si riescano a racimolare i 10 miliardi necessari alla conferma del taglio al cuneo fiscale sulla quale la premier ha puntato tutte le sue fiches. Il resto, stando alle indiscrezioni disponibili, andranno tutti su riforma fiscale, natalità, sanità, qualcosa sui rinnovi del pubblico impiego e la proroga delle missioni internazionali. Per il Ponte dei desideri di Salvini giusto qualche briciola. Non a caso, sempre oggi, il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, a specifica domanda ha sottolineato come le priorità siano altre: “Se la manovra consentirà di destinare risorse per il Ponte sullo Stretto? Vedremo quello che si potrà fare”. Ora però “lavoriamo per ridurre il cuneo fiscale, per cercare di detassare tredicesime, premi di produzione e straordinari, e penso a medici e infermieri perché dobbiamo tagliare le liste d’attesa. Guardiamo anche ai pensionati”. Continua su Huffington Post