Vedo che molti sparano a palle incatenate nei confronti di Beppe Grillo per il suo sfogo riguardo la vicenda giudiziaria del figlio, Ciro.

Capisco chi (e sono tanti ad avere il diritto di farlo) trova in questa vicenda da una parte l’occasione per vendicarsi delle aggressioni giustizialiste che ha subìto da lui e dal movimento che ha fondato e formato sulla base proprio del linciaggio mediatico, e dall’altra chi trova l’occasione per evidenziare la doppiezza del personaggio nell’approccio garantista, inesistente quando riguarda gli altri, in particolare i suoi avversari politici, deciso quando riguarda se stesso ed i propri sodali.

Eppure penso invece che questo sfogo potrebbe avere il pregio di aprire una possibilità reale di mettere mano alle tante cose che non vanno nella giustizia. Prima però sarebbe il caso che Grillo provasse a tornare a studiare la Costituzione e le nozioni fondamentali della civiltà giuridica del nostro paese.

Quando Grillo lamenta il perché il figlio non sia stato arrestato subito “perché chi stupra viene arrestato”, dimostra che dovrà impegnarsi tanto per capire che non è così che funzionano le cose. Che questo automatismo fa parte della sua cultura giustizialista e della pratica che il suo movimento ha esercitato contro gli avversari politici condannandoli preventivamente con annessa gogna mediatica. Ma non funziona così. Per lo stupro è previsto l’arresto dopo una condanna definitiva salvo che (come vale per qualsiasi reato per il quale è prevista la detenzione) non avvenga in flagranza. Andare in galera prima di una sentenza definitiva dovrebbe, ripeto dovrebbe, essere un’eccezione. Lo si capisce leggendo di seguito l’art 27 della Costituzione: “… l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva…” e l’art. 13 “…non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge…”.

La tua equazione, caro Beppe, per cui “se era uno stupratore doveva essere arrestato mesi fa” ti serve ancora una volta per anticipare una sentenza che (ovviamente) riguardando tuo figlio, è di assoluzione. Invece, no caro Beppe, non funziona così, esistono apposta i processi per stabilire la verità giudiziaria. Prima della sentenza definitiva non ci sono né innocenti né colpevoli giuridicamente parlando. Alcuni di noi si battono da una vita affinché non esistano neanche mediaticamente, travolti e sconfitti (ma non per questo arresi) da quelli come te che della condanna mediatica hanno fatto un programma politico.

Ecco allora Beppe, dopo questo sfogo, mi auguro che tu abbia compreso quanto sia importante la battaglia per una giustizia giusta, e per tutti. Insieme ai radicali entro spesso nelle carceri per verificare i problemi del mondo penitenziario e ogni uno su tre detenuti mi imbatto in uno in attesa di giudizio che di regola non dovrebbe essere in carcere e che invece ci sta per un andazzo che, anche grazie alla linea giustizialista e securitaria che tu e il tuo movimento portate avanti da anni, ci passerà mesi ed anni. Allora ti invito ad approfittare di questa tua vicenda privata che per quel che mi riguarda – ma io lo posso dire, tu no – dovrebbe rimanere tale per unirti a noi, spesso insultati per questo, che lottiamo per i diritti di tutti. Lo so che non sei il solo ad essere un po’ ondivago sul garantismo, basta vedere la Lega che invoca il garantismo per Salvini e contemporaneamente chiede la testa del Capo di Gabinetto della Regione Toscana, ma in attesa di convincere anche loro, intanto ti aspetto. C’è una battaglia alla quale ti puoi unire, nonostante tutto.

Ho voluto parlare solo di questioni di diritto perché, per il resto, le motivazioni ‘umane’ che adduci sono semplicemente riprovevoli. Quelle sì sono uno scandalo. Di quelle ti dovresti vergognare. A prescindere da quale sarà la sentenza definitiva. Quelle parole sono indegne di un uomo prima ancora che di un politico o pseudo tale. Ah guarda… sono indegne anche per un comico. (tratto da Facebook)

Roberto Giachetti è un deputato nazionale di Italia Viva