Ok, accettiamo pure la versione con la quale Antonio Ingroia, l’ex pm della Trattativa, ha cercato di addolcire la figuraccia del giorno prima: era a Parigi in stato di ebbrezza e il comandante gli ha impedito di salire a bordo di un aereo diretto in Argentina. Lui sostiene che aveva bevuto sì e no due o tre bicchieri di vino e che la manfrina era dovuta alla maleducazione di uno steward, puntualmente difeso da tutto l’equipaggio. Vabbè. Il problema di Ingroia non è quello che ha fatto da alticcio all’aeroporto di Roussy. Ma ciò che ha fatto da sobrio alla Procura di Palermo, dove trasformò l’inchiesta giudiziaria sulla Trattativa nella giostra mediatica di una campagna elettorale che avrebbe dovuto portarlo a Palazzo Chigi. A quel tempo era sobrio, lucido, cinico, potente, intoccabile. Ora canta nei matrimoni. E beve un bicchiere in più, forse per dimenticare.