Non è bastata ‘The bad guy’, la serie andata in onda su Netflix (per l’indignazione di Matteo Salvini), a far desistere Schifani. Che addirittura lo vede: “Il Ponte? E’ dietro l’angolo”, ha risposto il governatore siciliano, che in queste ore s’imbarcherà per Roma – il caro voli è sempre esagerato – per andare a risolvere alcune questioni inerenti al Bilancio. Tra una bocciatura e l’altra, la Regione trova sempre il tempo per pensare alle cose più appariscenti (e meno urgenti). In cima alla lista, da mesi, c’è il collegamento stabile sullo Stretto.

Salvini continua a parlarne manco dovessero intitolarlo a lui. Il Ministro delle Infrastrutture, ispirato dal clima natalizio, ha annunciato altri due “tasselli fondamentali” per giungere alla grande opera: uno è il progetto di fattibilità tecnico-economica dei primi 33 chilometri della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria tra Battipaglia e Romagnano; l’altro, invece, è il progetto esecutivo per la realizzazione dell’ultimo lotto della Palermo-Catania, il tratto ferrato fra Fiumetorto e Lercara. Costerà quasi due miliardi. Sempre che i soldi, in un futuro non troppo surreale, non vengano riprogrammati per sistemare un campo sportivo o l’altare di una chiesa, o per pagare le bollette alle imprese, com’è accaduto con i fondi di sviluppo e coesione.

All’Ars hanno chiesto di vedere quali sono i progetti definanziati, e capirne il motivo. Nel frattempo si discute di una Legge di Stabilità annunciata sui giornali ma sostanzialmente vuota, coi soli titoli, come ha sentenziato in aula Antonello Cracolici: “E’ un film senza la trama”. Fra il Ponte e l’esercizio provvisorio (ne avremo per almeno un mese) c’è un vuoto preoccupante, e un dibattito sterile, che solo in Sicilia. A proposito: in ‘The bad guy’, il ponte, ch’era stato affidato a imprese infiltrate dalla mafia, alla fine crolla.