I grillini non mollano su Armao

Nuccio Di Paola, deputato regionale del M5S, ha sollevato in aula a Palazzo Reale la questione del censimento

“Novantuno milioni di euro gettati dalla finestra per un censimento inutilizzabile non sono bruscolini. La questione non può passare sotto silenzio, si deve andare a fondo, lo dobbiamo alla nostra coscienza e soprattutto ai siciliani”. Il Movimento 5 Stelle s’è svegliato. I deputati Nuccio Di Paola e Antonio De Luca, dopo aver messo in imbarazzo Armao a Sala d’Ercole, durante la discussione di martedì pomeriggio, squarciano un muro di gomma. La campagna di Buttanissima sul maxi scandalo della Regione, preso in esame da alcune testate nazionali come Il Fatto Quotidiano, potrebbe avere degli interpreti anche a palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale.

Riassumiamo a beneficio dei meno attenti: con un articolo inserito nel “collegato” alla Finanziaria, il governo Musumeci ha chiesto di affidare “una ricognizione straordinaria sulla situazione patrimoniale della Regione” al Genio Civile e al dipartimento tecnico di Palazzo d’Orleans per ottemperare a una richiesta della Corte dei Conti. Peccato che un primo censimento del patrimonio immobiliare sia stato fatto dieci anni fa. E commissionato dalla Regione a una società mista pubblico-privata, Sicilia Patrimonio Immobiliare, di cui è amministratore (tuttora) Ezio Bigotti, un imprenditore di Pinerolo che si trova ai domiciliari per l’accusa di corruzione. Bigotti rappresentava la parte privata di Spi e alcune delle sue società, dove sarebbero finiti i soldi del censimento, si trovano in Lussemburgo, noto paradiso fiscale. Il suo ex consulente Armao, nelle vesti di assessore al Bilancio, nel 2010 blocca i pagamenti della Regione a Sicilia Patrimonio Immobiliare, generando un contenzioso, tuttora in corso, che potrebbe costare alle casse dell’ente ulteriori 49 milioni. Ma nessuno, di questo contenzioso, sa nulla. “Nemmeno io sono riuscito a far emergere elementi nuovi – ci dice Nuccio Di Paola, deputato regionale del M5S – Forse perché c’è di mezzo la Procura. Ma è davvero difficile ottenere informazioni”.

Siete arrivati anche voi del Movimento troppo tardi?

“Io mi sono imbattuto in questa storia a settembre dello scorso anno. Ma non si parlava di Finanziaria né di collegato. C’era un ospedale di Catania che il governo voleva utilizzare come ufficio. Così presentai un’interrogazione per avere contezza del patrimonio immobiliare della Regione. Conoscere gli edifici in affitto e i relativi costi. Ma la cosa che mi ha fatto saltare dalla sedia è stata la risposta di Armao, arrivata a fine dicembre, secondo cui “il dipartimento avrebbe effettuato degli interventi prioritari e urgenti relativi all’acquisizione di una piattaforma gestionale informatica e una ricognizione straordinaria”. Insomma, non ne sapeva nulla”.

Questo è il primo sospetto. Ne ebbe degli altri?

“Un mese dopo arrivò in commissione Territorio e Ambiente la questione del centro direzionale della Regione. Quello che prevede di accorpare tutti gli uffici della Regione nello stesso luogo…”.

Per un costo originario di 280 milioni, destinato a crescere…

“Proprio quello. Inizialmente Armao aveva inserito un articolo in Finanziaria, poi decise di spostarlo nel “collegato”. Ma già allora, come gruppo, avemmo da ridire: non era stata fatta un’analisi costi-benefici, e ci sembrava ingiusto indebitare ulteriormente i siciliani. Inoltre, mancava la mappatura completa degli immobili. Dopo aver scavato a fondo, scoprimmo la storia del censimento da 91 milioni. Un lavoro che mai nessuno ha visto e che c’è costato una cifra spropositata”.

Cos’ha fatto il Movimento per denunciare questa storia?

“Inizialmente dei comunicati stampa, fino al mio intervento di martedì. Chiedendo un nuovo censimento, mi hanno dato l’impressione di voler insabbiare una vicenda incresciosa. Cioè: puoi, da assessore, proporre di inserire nel “collegato” un articolo di quel tenore, quando sai benissimo che lo stesso lavoro è stato già realizzato? E che ci è costato pure tanto? Così ho chiesto di riprendere il vecchio censimento e aggiornarlo se necessario. Ma non puoi ricominciare daccapo, dopo che hai speso 91 milioni. Se non fossimo intervenuti noi, l’articolo sarebbe passato in sordina. D’altronde era una richiesta della Corte dei Conti”.

Ma non c’è la password. Il censimento è destinato a rimanere imprigionato in un server.

“Come fai a rispondere una cosa del genere? Sembra uno scherzo… Magari non hai la password perché c’è dietro un contenzioso, ma è mai possibile che in dieci anni non sei riuscito a risolvere la questione? Non so se riusciremo ad aprirlo e cosa ci troveremo dentro. Però sono andati via tanti soldi che avremmo potuto utilizzare in altri modi”.

Musumeci ha delle responsabilità?

“S’intrecciano a quelle di Armao. Il governatore, a febbraio, diceva di aver avviato un monitoraggio sul patrimonio immobiliare. E denunciava casi terrificanti, oltre all’assenza di una banca dati. Ma anche lì c’è una contraddizione immane: da un lato avvii un monitoraggio per supplire all’assenza di una banca dati; e dall’altro Armao, il tuo vice, propone un secondo censimento. La Regione brancola nel buio. Questa cosa non ci convince. Ci puzza. Anche su questa vicenda Musumeci brilla per il suo inqualificabile silenzio”.

Sa che Armao era consulente di Bigotti, l’avventuriero che ha svolto il censimento della Regione? E che poi è stato lo stesso Armao a bloccarne i pagamenti e alimentare il contenzioso?

“Questi intrecci rendono tutto più strano. L’ultima possibilità per sollevare il caso era l’aula. Dopo i comunicati, gli atti parlamentari, l’unica cosa da fare era parlarne in aula e sperare che venisse ripresa. Ci sono 91 milioni che si sono volatilizzati e ancora non sappiamo come. Non ci fermeremo”.

Quali sono le prossime mosse?

“L’articolo 11 tornerà in prima commissione dopo metà luglio. Abbiamo chiesto delucidazioni sul suo contenuto e su Sicilia Patrimonio Immobiliare, anche se per Armao sembra una questione di interesse secondario. A scanso di equivoci: l’articolo non è stato bocciato, né stralciato. Ora bisogna capire se Armao vorrà riproporlo così com’è, oppure staccarlo dal “collegato” e reinserirlo in uno dei “collegati” al “collegato” che stanno elaborando le commissioni di merito. Vediamo che tipo di risposta ci darà. Eventualmente, abbiamo due esponenti in Commissione Antimafia…”.

Ed è proprio in quella sede che può sfociare la vicenda. Parlando a nome del gruppo del Movimento 5 Stelle, l’onorevole Antonio De Luca ha chiesto “al presidente della commissione Antimafia, Fava, di convocare Armao in audizione, mi pare il minimo sentirlo. Chiederò a Miccichè che anche questa audizione, come quelle sul caso Arata sia trasmessa in diretta streaming. Sono certo che non farà alcuna obiezione”. Dopo la richiesta del Movimento 5 Stelle è arrivata la replica di Armao con una nota: “Le questioni risalgono a più di 5 anni fa e sono ben note ai parlamentari che oggi le declamano scandalisticamente – ha detto il vice presidente della Regione -. Come ho precisato al Parlamento, è mia responsabilità risolvere questa vicenda. Ben vengano le audizioni, perché si avrà modo di illustrare le misure che abbiamo realizzato a tutela del patrimonio pubblico”, ha concluso.

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