C’è quel famoso giornalista, Corradino Mineo, che da qualche anno si è allontanato dal mondo dell’informazione e ha trovato la sua consacrazione in Parlamento. Ma che adesso si filano in pochi, specie dopo la burrascosa separazione dal Pd, durante il primo mandato da senatore. C’è Fabrizio Ferrandelli, che per ben due volte ha tentato la sorte, sfidando per la poltrona di sindaco il “professore”, Leoluca Orlando, e non ce l’ha fatta. C’è la candidata dei Verdi, che sogna l’eldorado tedesco – dove gli ambientalisti rischiano di diventare il secondo partito – ma si ricorda benissimo che nell’ultima uscita, quando si candidò a sindaco di Palermo, raccolse appena 3 mila voti. C’è una donna sfuggita al massacro di un uomo, quasi vent’anni fa, che affronta la competizione elettorale con quel sorriso sulle labbra che il suo aguzzino non è riuscito a toglierle. Ce ne sono tanti di politici, o presunti tali, impegnati in prima persona nella battaglia che si consuma oggi, nelle urne, per un posticino a Bruxelles. Una sfida che ha i nomi (c’è il Partito Pirata) e i colori più bizzarri. Sanno irrimediabilmente di non farcela: è come se l’Akragas provasse a segnare un gol alla Juve. Impossibile. Eppure ci sono, affollano la scheda, portano una proposta. Che il più delle volte finisce inascoltata: stritolata fra le promesse di Di Maio e quelle di Salvini, dallo scontro fratricida di Forza Italia o dalla crisi mistica del Pd.

Corradino Mineo è il più noto dei pesci piccoli. Parla ancora di sinistra, come se potesse convincere qualcuno che è la strada giusta, che guarda al futuro. Ma è questa la particolarità degli anti-big: essere dotati di un’ideologia. E’ un modo per distinguersi, un passo (forse) prima di estinguersi. L’ex direttore di RaiNews – dal 2006 al 2013 – è saltato sul barcone della politica nel 2013, quando si candidò e ottenne un seggio al Senato con il Pd. Ma presto il sodalizio si ruppe e Mineo nel 2016 aderì al gruppo Misto, prima di scegliere Liberi e Uguali e ottenere un’altra presenza a Palazzo Madama, nella legislatura in corso. Torna buono per i talk, con la parlantina del giornalista maturo e navigato. Ma il classe ’50 di Partanna, nel corso di questa campagna elettorale, non è riuscito a bucare lo schermo. E’ stato lui stesso ad ammettere che “la gente non sapeva fossi capolista nelle Isole” per “La Sinistra”. Poco considerato, ha provato a sancire il distacco dal Pd, anche se forse non gli dispiacerebbe tornare a parlare con Zingaretti, ma intanto attacca Salvini – che va sempre di moda – e si aggrappa al modello della sinistra spagnola, tornata in auge grazie all’affermazione di Sanchez e dei socialisti. Impossibile, per Corradino e il suo schieramento, superare lo sbarramento del 4% utile ad accedere in Parlamento.

Chi crede di potercela fare, e la speranza è sempre lecita, è Fabrizio Ferrandelli. Ex candidato a sindaco di Palermo e attuale leader dell’opposizione a Palazzo delle Aquile. Creatore dei Coraggiosi e arcinemico (politico s’intende) di Leoluca Orlando. A Milano, in gennaio, partecipò alla costituzione di +Europa, il partito della Bonino – figlio minore dei Radicali – che ha eletto un ex finiano come Della Vedova a segretario. Ha girato in lungo in largo per la Sicilia e per la Sardegna Ferrandelli: vuole costruire gli Stati Uniti d’Europa, è un post ideologico (era nel Pd, ha flirtato con Forza Italia e Musumeci) e avrà una buona affermazione personale, anche se è difficile, molto difficile, ottenere un seggio all’Europarlamento.

Tra i siciliani in ballo nella partita dell’Europa c’è anche l’agrigentina Nadia Spallitta, avvocatessa classe ’61, un po’ meno nota dell’altra avvocatessa Francesca Donato, che corre con Salvini e si fa il giro delle tv costantemente. La Spallitta, che è già stata consigliera comunale a Palermo (2007-12), e mastica bene di politica, ha preso l’1,92% alle ultime Amministrative, quelle di Orlando che sconfisse Ferrandelli. Ha un’ideologia forte, che in Italia fatica ad attaccare bottone. Non è bastata la visita della piccola Greta a smuovere le coscienze, anche se la Spallitta ha basato la sua campagna elettorale sui concetti della green economy, dello sviluppo sostenibile e della natura “come fonte di risorse, anche occupazionali”. Il voto a Europa Verde come unico voto utile è un refrain che si ripete un po’ per tutti gli schieramenti. Quello sì, passato un po’ di moda.

Nel caos della scheda elettorale, noterete anche il simbolo dei Popolari per l’Italia. Ma non ci troverete un ex democristiano che sia uno – quelli sono tutti con Romano agganciati a Forza Italia – bensì una capolista che s’è lasciata alle spalle una storia di terrore. Nel 2003 Barbara Bartolotti è stata aggredita per strada, a Palermo, da un collega “uomo” che non aveva accettato un suo rifiuto: provò a spaccarle il cranio con un martello, poi vennero le coltellate all’addome e il tentativo, strenuo, di darle fuoco. Barbara ha resistito alla furia del suo aguzzino, a dieci giorni di coma, sei mesi d’ospedale e ventisette interventi chirurgici. E alle malefatte della giustizia, che comminarono alla bestia 4 anni di domiciliari. La Bartolotti nel 2016 ha fondato un’associazione – si chiama “Liberi di Vivere” – in cui dà supporto psicologico alle donne che patiscono, proprio come è accaduto a lei, le pene dell’inferno: “Seguiamo gratis e con figure del settore coloro che hanno bisogno di denunciare violenze”. Si affaccia alla prima esperienza politica con l’animo del fanciullino, non può essere una competizione politica a farle paura: “Le persone mi hanno incoraggiato a portare avanti le battaglie che mi vedono impegnata tutti i giorni”. La politica che diventa vetrina di esperienze e valori.

Ma nel microcosmo di partiti e partitini che il Parlamento europeo lo vedranno soltanto in tv, fanno parte anche gli schieramenti dell’ultradestra. Il capolista nelle Isole di Forza Nuova è il solito Roberto Fiore, seguito a ruota dalla ragusana Maria Borgia, della città di Scicli (la Vigata di Montalbano). Casapound invece è guidata da Simone Distefano e schiera nella propria formazione la giornalista di Acireale – che s’interessa di calcio – Rosa Maria Volcan, detta Emanuela. Gli Animalisti puntano invece sul giovane, classe ’89, Enrico Rizzi di Erice. Un paio di siciliani, cambiando spartito politico, si radunano sotto le insegne dei Comunisti Italiani capeggiati dal piemontese Marco Rizzo: si tratta di Alberto Lombardo di Caltanissetta e Calogero Bavetta di Ribera. Una nutrita rappresentanza sicula compare, invece, nel Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, che per l’occasione si lega ad Alternativa Popolare (ricordate l’ex ministro Lorenzin?). E poi c’è il Partito Pirata, che in Sicilia potrebbe declinarsi come partito fantasma. Infatti, in lista, non c’è nemmeno un siciliano.