A fare rumore erano soprattutto gli assenti. Ma soprattutto una telefonata, quella di Silvio Berlusconi, che chiede a tutti di salutargli “l’amico Nello”. Una fuoriprogramma quasi raggelante in un incontro a senso unico, che aveva sancito la linea della maggioranza di Forza Italia: no alla ricandidatura di Musumeci. Nell’incontro di ieri pomeriggio a palazzo dei Normanni, ha fatto capolino la potente senatrice Licia Ronzulli, che si occupa del disbrigo pratiche del Cav.; ma anche Renato Schifani, che non ha mai apprezzato fino in fondo la guida del partito a trazione Micciché. E poi i sostenitori del commissario regionale di Forza Italia. Fuori dalla porta, per scelta o per cause di forza maggiore, tutti i ‘frondisti’ venuti a galla nelle ultime settimane.

Dall’assessore Gaetano Armao, di cui la Ronzulli è protettrice, impegnato al Collegio San Rocco per l’intitolazione di una sala a David Sassoli; passando per Marco Falcone, l’assessore alle Infrastrutture e leader della minoranza interna. Ma non si sono visti nemmeno l’assessore Marco Zambuto, reduce da un salto sull’altra sponda, e il presidente della commissione Bilancio Riccardo Savona, che a un certo punto della legislatura era diventato l’ambasciatore di Forza Italia presso il presidente della Regione. Non c’erano nemmeno i deputati Alfio Papale, Riccardo Gallo, Stefano Pellegrino e Margherita La Rocca Ruvolo, presidente della commissione Salute. Una fotografia che sancisce la spaccatura all’interno del partito.

Chi c’era, invece, ha provato a far pesare a Ronzulli la prospettiva di una candidatura perdente, quella di Musumeci, già “delegittimato” dalla Lega nel corso dell’ultimo incontro romano con Salvini. Fra i numerosi incidenti di percorso che Micciché non ha voglia di mandare giù c’è la gestione della sanità, contesa al delfino Razza; l’indifferenza di Musumeci per il dialogo con i partiti; le nomine “ultra catanesi” all’interno del sottogoverno; le liti assai frequenti col parlamento siciliano, messo più volte in cattiva luce dal governatore. O poi la percezione che Musumeci – al di là dei sondaggi – stia sullo stomaco a una buona fetta dell’opinione pubblica (specie a Palermo) e che la discesa in campo di De Luca, volto a danneggiarlo, possa sortire l’effetto più temuto: una sconfitta nelle urne. Ecco perché no.

Il saluto finale di Berlusconi (raccontato da ‘La Sicilia’), che interviene su tutto ma non entra mai nel dettaglio delle questioni siciliane, è figlio invece di una conversazione avvenuta al telefono mercoledì a pranzo. Quando è stato l’ex senatore Marcello Dell’Utri a passargli al telefono Musumeci per un veloce saluto: “Vienimi a trovare ad Arcore”, le parole del Cav. Che sembra rimasto un filo indietro rispetto alle dinamiche isolane, che nelle ultime settimane fanno registrare un clima sempre più ostile nei confronti del presidente uscente e un riposizionamento della coalizione lungo l’asse che conduce a Lega e Autonomisti. Quella telefonata tiene uno spiraglio aperto. L’ultimo?

Falcone: “Non organizzano riunioni all’ultimo momento”

“C’è un dibattito sereno anche se chiaro nel partito sulla ipotesi di ricandidatura a governatore di Nello Musumeci. Dopo 4 anni e 4 mesi di governo con Forza Italia, partito di maggioranza, non può che essere espresso un giudizio positivo sul governo. Il presidente della Regione viene invece attaccato ma per questioni interne a FI”. Lo ha detto l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, conversando con l’Ansa. Per Falcone, che definisce “ondivaga” la linea di Miccichè, “è necessaria l’unità del centrodestra senza fughe in avanti e rivendicando la centralità del partito”. Sui candidati per Palermo: “Cascio come candidato sindaco va benissimo. E’ stato portato dal presidente Renato Schifani in dissonanza con Miccichè. Fino a ieri il coordinatore regionale diceva che il candidato era Roberto Lagalla: non si possono avere posizioni altalenanti e non va messa a repentaglio la tenuta del centrodestra. Il partito va riorganizzato e necessita di collegialità e questo lo abbiamo detto al presidente Berlusconi”. E sulla mancata partecipazione alla riunione di Forza Italia con Licia Ronzulli Falcone dice: “Non si fanno inviti alle 21 sulle chat o facendo chiamare dagli assistenti parlamentari. E’ un metodo inopportuno”.

Miccichè, dal canto suo, non commenta le dichiarazioni del rivale interno. Ma a un paio di fedelissimi, come riportato da Repubblica, fa sapere che “questo partito ha 28 anni, per 25 anni l’ho retto io. È giusto che dopo il 24esimo attacco si apra una riflessione. Dopo avere finito il mio lavoro con le regionali credo di avere assoluta necessità di riposare. Più di quello che ho dato al mio partito non posso dare”.