L’alleanza fra Partito Democratico e 5 Stelle non può più definirsi un esperimento. Dopo la vittoria dello scorso anno a Termini Imerese, e quella di un paio di settimane fa a Caltagirone (con Fabio Roccuzzo), il ‘campo largo’ di centrosinistra fornisce l’ennesima dimostrazione di forza. Gioacchino Comparato, a San Cataldo, sbaraglia al secondo turno Claudio Vassallo, sostenuto, fra gli altri, dal leghista Alessandro Pagano. Scalpo di prestigio a Favara, dove Antonio Palumbo surclassa Totò Montaperto, con cui s’era schierato apertamente Nello Musumeci (provocando la stizza di Totò Cuffaro). E poi la vittoria più inattesa: quella di Rosario Lo Faro a Lentini. Partiva da uno svantaggio consistente, ed è riuscito a sovvertire il pronostico contro l’uscente Saverio Bosco.

Il quasi en plein, accolto con entusiasmo dalla classe dirigente locale, è stato salutato con soddisfazione e disincanto persino da Giuseppe Conte, che poco sa delle questioni siciliane; e da Enrico Letta, segretario del Pd, che sotto la sua gestione (e del vice Peppe Provenzano) vede materializzarsi la rinascita ‘dem’ dopo un lunghissimo purgatorio derivante dagli anni di Crocetta. A differenza di altre città italiane – come Napoli o Bologna – dove il cartello coi Cinque Stelle, per la loro irrilevanza numerica, non è affatto decisivo, qui in Sicilia no. I grillini, che non possono ovviamente contare sul consenso di tre o quattro anni fa, risultano ancora determinanti. E in queste Amministrative sono riusciti a confermare persino un sindaco – quello di Alcamo – con le proprie forze. La stessa operazione riuscita al Pd a Vittoria, che torna rossa dopo la piccola parentesi del meloniano Giovanni Moscato e lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.

Da questa tornata elettorale escono male le forze sovraniste, a parte rare eccezioni (come il risultato di Fratelli d’Italia a Vittoria o della Lega, al primo turno, a San Cataldo). Mentre Forza Italia si conferma baricentro della coalizione di governo, con le vittorie di Marco Corsaro a Misterbianco (che relega all’opposizione il gruppo di Luca Sammartino) e di Calogero Martello a Porto Empedocle. FdI, da par suo, perde tutti i ballottaggi: a Vittoria con Sallemi, a Rosolini con Tino Di Rosolini, ad Adrano con Carmelo Pellegriti e a Canicattì con Cesare Sciabbarrà. Il comune dell’Agrigentino è l’unico dove ritrova fiato Diventerà Bellissima, grazie al sostegno a Vincenzo Corbo.

Per il resto anche gli uomini di Musumeci hanno ben poco di cui esultare: i k.o. di Caltagirone e Favara sono pesanti e inattese. E il presidente della Regione, dopo aver partecipato attivamente alla campagna elettorale, ora finge disinteresse: “Non mi occupo di risultati elettorali nella misura in cui sono preso da altre cose che ritengo molto prioritarie. Il centrodestra, mi auguro che non sia soltanto un luogo della geografia politica ma sia anche un sentimento diffuso e non mi pare che in questo momento lo sia del tutto”. Brillano, infine, gli Autonomisti di Lombardo lasciano il segno ad Adrano, con la rimonta di Fabio Mancuso, e a Canicattì. Pochi colpi, ma buoni.