Si è concluso con una fumata grigia il vertice di lunedì all’hotel delle Palme di Palermo: il nome del prossimo candidato alla presidenza della Regione, infatti, si deciderà a Roma. “Non esistono veti per nessuno, nemmeno per Musumeci – ha detto Gianfranco Micciché, commissario di Forza Italia – Dopodomani (mercoledì) ci sarà un incontro coi vertici nazionali e regionali della coalizione: il partito a cui sarà assegnato il presidente della Regione sceglierà il candidato. Noi rivendicheremo la presidenza, immagino che anche gli altri lo faranno”. Si torna quindi alla mera logica spartitoria che tira in ballo almeno altre due regioni: il Lazio e la Lombardia, dove si vota l’anno prossimo. E mentre Salvini rivendica il centrodestra unito tanto nell’Isola quanto in Lombardia, Antonio Tajani, vice di Berlusconi, alza la voce: “In Sicilia Forza Italia è in grado di presentare candidati di altissimo livello a cominciare da Stefania Prestigiacomo. In Sicilia siamo la forza politica più consistente e riteniamo di avere il diritto di prelazione. Poi si vedrà e si discuterà”.

Durante la riunione era trapelata la posizione della Lega: “Per la candidatura alla Presidenza della Regione siciliana la nostra proposta non può che partire dall’indicazione del nostro segretario regionale Nino Minardo, il quale sta però valutando, insieme al partito, se proseguire nell’impegno politico a Roma”. Il piano-B si chiama Alessandro Pagano, attuale vice capogruppo alla Camera. Anche Raffaele Lombardo, però, punta le sue fiches sul segretario del Carroccio: “La posizione dell’Mpa è chiara: il segretario della Lega Minardo o il tecnico Massimo Russo. Nessun veto per Nello Musumeci”, precisa l’ex governatore. Fratelli d’Italia, con Salvo Pogliese, fa notare che “quello che registriamo oggi è una serenità all’interno del centrodestra che non si era mai registrata prima”. Ma non arretra di un passo sulla proposta: “Il nostro unico candidato alla presidenza della Regione siciliana è Nello Musumeci”.

Per Totò Cuffaro, che ha partecipato all’incontro nelle vesti di segretario regionale della DC Nuova, “entro il 14 agosto si dovrà presentare il simbolo del candidato presidente della Regione siciliana. C’è poco tempo e bisogna fare in fretta. Se non ci sarà convergenza tra gli alleati, allora il mio partito si farà avanti con una candidata”.

Era stata Forza Italia, prima del vertice, a mettere le mani avanti: “La forza del centrodestra è l’unità. Ed è proprio dalla percezione che i cittadini hanno della nostra coalizione che ogni partito, con propri principi e valori fondanti, trae maggiore forza. Disperdere questo patrimonio di identità significherebbe fare tornare indietro le lancette dell’orologio, commettendo gli stessi errori del passato che hanno spalancato le porte al governo Crocetta. Il peggior governo regionale della storia della nostra Isola”. All’epoca Micciché scelse di correre in solitaria con Grande Sud e a pagarne le conseguenze fu proprio Musumeci, candidato del centrodestra. Un presagio?

“Abbiamo sostenuto il governo di Nello Musumeci – eletto quale rappresentante di una lista regionale autonoma – e ci riconosciamo in molte delle sue misure, ma è mancato quel quid, anche nel rapporto con i siciliani, che potesse spingerci a sostenere un bis. Al di là delle legittime incomprensioni personali che travalicano l’aspetto politico, l’esecutivo Musumeci ha governato in un momento difficile, ma non ha impresso quell’inversione di rotta su molte, troppe criticità dell’Isola. E in quest’ottica che Forza Italia, partito per decenni più votato della coalizione di centrodestra in Sicilia, ambisce a esprimere la candidatura alla presidenza della Regione. Un onere e un onore che, per generosità e attenzione alle dinamiche della coalizione, non ha mai avuto”. A Repubblica Micciché ha smentito la propria discesa in campo: “Per fare il presidente della Regione – afferma il presidente dell’Ars, 68 anni – c’è bisogno di una forza che purtroppo non ho più”. Forza Italia, ai tavoli romani, farà ufficialmente il nome di Stefania Prestigiacomo, sulla quale avevano espresso delle riserve sia la Lega che Fratelli d’Italia. Ma adesso si riparte da 0-0.