Nel mirino c’è anche la testimone di giustizia. Le procure non risparmiano nessuno: quella di Sciacca, ad esempio, ha aperto un’indagine a carico di Piera Aiello, 51 anni, eletta alle ultime Politiche con il Movimento 5 Stelle. Si tratta, ovviamente, di un’indagine “provocata” da un esposto che rivela come la Aiello, cognata di Rita Atria, la donna che si tolse la vita dopo la morte di Paolo Borsellino e che assieme alla Aiello scoperchiò i giochi mafiosi di Partanna, avesse fatto delle forzature pur di usare il suo nome “congelato” in sede elettorale. La Aiello, dopo essere entrata nel programma di protezione, che la portò per anni in una località segreta distante da Partanna, fu costretta a cambiare nome. Era il 1997. Da qui i dubbi di un’altra candidata sulla reale certificazione dei dati anagrafici dell’eletta, che solo in seguito al suo approdo a Montecitorio poté tornare a svelare il suo volto. La Aiello ha già chiesto l’archiviazione della sua posizione: “E’ una storia squisitamente politica – ha spiegato la parlamentare del M5S – La mia elezione ha tarpato le ali a qualche avversaria, che si è arrampicata sugli specchi per segnalare irregolarità inesistenti. La mia candidatura è passata al vaglio della Corte di Appello, che naturalmente l’ha accolta. Non ho compiuto alcun atto doloso, questa storia avrà un effetto boomerang per chi l’ha creata”. La testimone di giustizia è amareggiata per la vicenda. “Ho dato la vita allo Stato. Per un quarto di secolo sono stata un fantasma, senza un volto ed un nome. E solo chi ha vissuto la mia stessa condizione può capire cosa significhi tutto ciò”.