Tutti lo dicono, ma nessuno al governo sembra farci caso: qual è il senso di presentare un Bilancio di previsione a maggio, con quattro mesi di esercizio provvisorio alle spalle e un altro, almeno, in bilico? Lo strumento di programmazione contabile, che per legge andrebbe esitato entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, durante la stagione di Nello Musumeci è sempre giunto in ritardo. E per le opposizioni è diventato un refrain: “Musumeci aveva detto ‘mai più esercizio provvisorio’. Invece è diventato la regola”. In realtà, da pochi giorni, la Regione è sprofondata in gestione provvisoria. Dal 30 aprile la spesa è addirittura “congelata”. Significa che le uniche somme ad essere liquidate sono quelle degli stipendi dei dipendenti regionali (ma non quelli degli enti e della società partecipate) e le spese indifferibili. Inoltre, i siciliani non conoscono ancora la programmazione economica per l’anno in corso. Ma questo è il minimo…

Ciò che preoccupa è la moda. Una tendenza assodata negli ultimi cinque anni che prevede di fare le cose un po’ così: di fretta. Eppure il governo avrebbe avuto tutto il tempo necessario, in questi quattro mesi che ci separano dalla fine dell’anno scorso, di approntare una Legge di Stabilità e definire le priorità economiche della Sicilia. Sarebbero bastati due mesi di esercizio provvisorio per studiare le carte e accorgersi che non ci sarebbero stati i tempi tecnici per sigillare l’accordo con lo Stato e liberare le nuove risorse su cui facevano affidamento Musumeci e Armao. Non ci sono tuttora. Tanto che nella relazione del ddl Bilancio si fa riferimento all’accantonamento di circa un miliardo che tornerà indietro pian piano. Per rimpiazzare – parzialmente – questa cifra “sospesa”, Armao ha fatto approvare un emendamento che libera 280 milioni destinati ai capitoli disabilità, teatri ed enti locali, frutto di un ulteriore “scongelamento” di 670 milioni per tre anni da parte dello Stato (che sblocca i contributi Iva e Ires). E’ solo un aperitivo. Ma quando i tempi dell’attesa per il primo si protraggono, forse sarebbe meglio cambiare piatto. O menù.

Armao non l’ha fatto, puntando a rimanere in standby per quattro mesi e, in seguito, trasmettere i documenti contabili a Sala d’Ercole all’ultimo minuto disponibile. Per di più implorando il parlamento di fare in fretta. Anche perché, secondo l’assessore all’Economia, “ci vogliono 10-15 giorni di tempo, fra norme attuative e pubblicazione in Gazzetta ufficiale” per rendere operative le misure e garantire gli stipendi. “E’ giusto arrivare in tempo per provvedere alle spettanze di maggio. Prima facciamo meglio è”. Una provocazione che il presidente dell’Ars ha deciso di non raccogliere in pieno: “Ho già impedito il passaggio in commissione, se siamo a questo punto non è certo colpa dell’Assemblea”. Ma del governo, che ha trasmesso i documenti senza nemmeno il parere obbligatorio (ma non vincolante) del Collegio dei Revisori dei Conti. I quali, a loro volta, ci avrebbero messo più giorni a redigerlo perché insediati da poco.

Insomma, il classico scaricabarile che non risolve il dramma della Regione, oggi costretta a operare con pochi euro. E con idee assai confuse. Si perderà ancora del tempo, giacché i 900 emendamenti presentati dai gruppi parlamentari, non hanno subìto una prima scrematura in commissione Bilancio. Come accade di solito. Bisognerà parlarne in aula, alla luce del sole. In una guerra all’ultimo sangue per portare a casa più risorse possibili (questa è la stagione delle vacche magre, ma ci sono le elezioni alle porte). Per cui la scadenza fissata da Micciché all’11 sera non è detto che potrà essere onorata, anzi. Le refluenze di questi ritardi, fra l’altro, si abbatterà, oltre che sul personale, anche sul budget a disposizione della sanità (specie quella convenzionata, che potrà sostenere il corso dei servizi – senza perderci – a partire dalla seconda metà dell’anno).

Ma non è tutto. Approvare un bilancio a metà maggio, potrebbe avere una scia anche sul resto delle procedure. Una l’ha segnalata Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd: “Questa è una finanziaria con l’acqua alla gola. Siamo fuori tempo massimo ed in più, a differenza di ciò che si è fatto negli anni passati quando si sono votate norme correttive in autunno, stavolta non sarà possibile, visto che a novembre si svolgeranno le elezioni regionali”. Addio assestamento, addio variazioni. Tutto rimarrà com’è. La prima traccia sarà l’unica e sola. Oppure dovrà essere il prossimo governo, che si insedierà non prima di dicembre, a portare in campo una manovra correttiva e lungimirante se dovessero presentarsi delle circostanze eccezionali. Il che è possibile dato che il disegno di legge in esame all’Ars presenta varie incongruenze: “Questo testo – ha detto ancora Lupo – ha gravi lacune e norme da correggere in diversi ambiti, ad esempio il settore dei trasporti: il taglio di 68 milioni a trasporto pubblico locale insieme con i 27 milioni mancanti per i collegamenti con le isole minori e le riduzioni al trasporto ferroviario ed al trasporto aereo, graveranno pesantemente sull’economia e sui cittadini. Per queste ragioni abbiamo proposto emendamenti correttivi”.

Ce ne sono una miriade. Alcuni li ha elencati in un lungo post Nello Dipasquale, deputato del Partito Democratico: uno prevede l’istituzione dell’Osservatorio regionale sui Cambiamenti Climatici; uno il sostegno gli agricoltori siciliani per la coltivazione dei cereali estivi, prevedendo la possibilità di abbattere del 50% i canoni idrici dei Consorzi di Bonifica; poi c’è un contributo da mille euro per le famiglie con più di tre figli. E ancora: un emendamento che permette alle imprese beneficiarie di finanziamenti in corso con Irfis, Ircac e Crias un preammortamento fino a 24 mesi; un contributo di 5 milioni di euro per il Consorzio di Bonifica di Ragusa e di 500mila euro per il Corfilac; e altri interventi che prevedono la ristrutturazione di palazzi, la riqualificazione di mercati ortofrutticoli (come quello di Vittoria), la sistemazione di ponti e di porti.

Anche il Movimento 5 Stelle è molto attivo sul fronte degli emendamenti. Ne ha presentati duecento, al netto di quelli soppressivi. Tra i più importanti ci sono: il potenziamento del fondo di solidarietà per la pesca (15 milioni di euro), l’introduzione nel sistema sanitario regionale di un nuovo modello organizzativo con l’istituzione dei dipartimenti interaziendali ‘Cuore’, ‘Ictus’ e ‘Trauma’ che andrebbero a colmare le attuali carenze di organico delle reti di assistenza Ima, Stroke e Traumatologica; l’assunzione di 220 lavoratori dei Consorzi di Bonifica mediante uno stanziamento da 5,8 milioni (iniziative simili sono rivolte ai lavoratori ex Esa, Asu, ex sportellisti e ai precari Rmi). Tra le principali proposte avanzate dal M5S figurano la riqualificazione degli edifici di edilizia popolare; lo stanziamento di 1 milione di euro per l’acquisto di auto elettriche; il “Bonus Energia”, rivolto agli over 65 e percettori di assegno sociale Inps per mitigare gli aumenti dei costi energetici; l’incremento di 50 mila euro della spesa per i contributi in favore delle associazioni Antiracket; il contributo per l’acquisto di protesi tricologiche (parrucche) per i malati oncologici e di alopecia e  l’erogazione di un contributo a fondo perduto per dare ristoro agli ambulanti colpiti dall’emergenza Covid. Sul versante delle attività culturali, il M5S propone l’istituzione di alcuni musei minerari dislocati in tutta l’Isola. Per i disabili, invece, si riparte dallo stanziamento di 200 mila euro da ripartire tra i Comuni delle isole minori per i maggiori oneri dovuti al trasporto marittimo degli studenti.

Una serie di iniziative interessanti che prevedono, però, concertazione, condivisione, compromessi. Trattative vere e proprie. Ma il tempo a disposizione dell’Assemblea è limitato. E la spesa rischia di rimanere bloccata ancora a lungo. In tutto questo nessuno fa accenno alla parolina magica: parifica. Già, che fine ha fatto la Corte dei Conti? L’anno scorso (a giugno) approvò con riserva il rendiconto 2019 della Regione, trascinando alcune lacune – a partire dalla distrazione di risorse dal fondo sanitario (127 milioni l’anno a partire dal 2016) per pagarci un debito di altra natura – fino alla Corte Costituzionale. E adesso? Quando arriverà il verdetto sul rendiconto 2020? Quali saranno i prossimi nervi scoperti? E le pendenze da sanare? Armao non è mai riuscito a risolvere del tutto il grande mistero che attanaglia il bilancio della Regione. Anche l’ultimo treno, però, è andato.