Riccardo Savona, la moglie, la figlia e i rappresentanti degli enti di formazione “Rises” e “Palermo 2000”, sono stati rinviati a giudizio per una presunta maxi truffa nell’ambito della Formazione professionale. Lo scrive Riccardo Lo Verso su Live Sicilia. Il deputato di Forza Italia occupa il prestigioso incarico di presidente della Commissione Bilancio all’Assemblea regionale. Il rinvio a giudizio è stato deciso ieri dal giudice per l’udienza preliminare, Marco Gaeta.

Secondo la Procura della Repubblica, esisteva un “sistema Savona” per drenare le risorse della formazione professionale, utili a realizzare “corsi fantasma”. Ed è per questo che il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Vincenzo Amico e Andrea Zoppi hanno chiesto il processo per gli imputati che si sarebbero resi protagonisti di una maxi truffa di circa 900 mila euro. Savona, tramite i suoi legali, ha sempre assicurato che tutto si sarebbe chiarito in fretta. Invece l’impianto accusatorio ha superato indenne, o quasi, lo scoglio del Gip: solo uno dei capi d’imputazione è andato prescritto, ma il forzista, fra le altre cose, è accusato anche di associazione a delinquere.

Per Savona non mancano, adesso, le insidie politiche: “Basta. Ora Savona deve fare passo indietro. La Sicilia non può permettersi di continuare ad affidare la commissione Bilancio ad un imputato di accuse molto gravi come quelle che pendono sulla testa del deputato di Forza Italia, specie alla vigilia dell’approvazione dell’ultima legge di stabilità di questa sciagurata legislatura”. Lo affermano i deputati del M5S all’Ars. “Sappiamo bene – dicono i deputati – che tutti devono essere considerati innocenti fino a sentenza definitiva, è anche vero pero che non si può sempre e comunque aspettare il terzo grado di giudizio, specie quando si è colpiti da capi d’accusa molto gravi e si occupano posti di grandissima responsabilità. Se vuole, Savona continui a fare il deputato, ma lasci la presidenza della commissione. E l’Ars faccia sentire la sua voce su fatti concreti come questo, e non solo in sterili dibattiti sulla questione morale, ricchi di belle parole ma poveri, poverissimi di fatti”.