Ode a te, tata Bia.
Che sei entrata nella nostra vita in punta di piedi.
Che hai sfidato, vincendola, la mia corazza di diffidenza.
Che sei andata oltre gli umori di mia moglie, le parole al vento di mia suocera e il mio ciondolare per casa in mutande.
Ode a te che hai cresciuto una bambina non tua crescendola come fosse tua.
Che ti sei commossa mentre mi parlavi dei suoi primi passi e delle sue prime parole.
Ode a te malgrado le volte che ho dovuto riaccompagnarti a casa, odiandoti con tutte le forze, la sera tardi.
Ti ho voluto bene leggendo la tua preoccupazione quando mi chiedevi in macchina “ma hai bevuto?” e io ti rispondevo “no, ma scherzi?”. E avevo bevuto.
Ode a te, tata della piccola Elsa che oggi hai preso un volo per un posto lontano perché non vedi tua madre da due anni e vuoi starle accanto perché si opera e perché ti manca come può mancare una madre che non vedi da due anni.
Sono disposto a perdonare, in cambio del tuo ritorno, anche la tua stupida preoccupazione che non hai potuto fare a meno di condividere ieri mentre mi abbracciavi: “Ma non è che ora vi cercate un’altra tata?”.
Noi qua siamo. E u Papa, come ami dire tu che con gli anni sei diventata più palermitana di una palermitana, è a Roma!