C’è una contraddizione sempre più stridente tra quanto accade sul pianeta Terra e i temi di cui si appassiona la politica nazionale. Prendiamo l’ultima settimana, segnata dal dispiegamento dei marines in California per deportare gli immigrati, adesso dal regolamento di conti tra Israele e Iran. In entrambi i casi, sono stati varcati confini che, nella logica del quieto vivere, del sereno tran-tran, venivano considerati insuperabili ma tali non sono più. Prima ancora era scoppiata la guerra dei dazi e, fatto inaudito, l’America aveva solidarizzato sull’Ucraina con la Russia contro l’Europa sollevando dubbi sulle alleanze occidentali che, nella retorica atlantista, ci hanno garantito 80 anni di pace e prosperità. Nel frattempo un’intera popolazione resta in ostaggio a Gaza come rappresaglia delle stragi di Hamas e due potenze dotate di arsenale atomico, come l’India e il Pakistan, si bombardano allegramente.

Siamo piombati in un mondo pericoloso, vittime di una barbarie globale, senza che nulla fermi questa deriva. L’Onu si è nascosta da qualche parte e il diritto internazionale conta meno di zero. Chi ne ha i mezzi si fa giustizia da sé, anche in via preventiva perché quando picchi per primo picchi due volte. La Germania riarma, idem il Sol Levante (che non sono buone notizie). La Cina minaccia Taiwan. In Europa spuntano i volenterosi, tipo ronde fai-da-te per difendersi da eventuali aggressioni, e neppure questo è buon segno. Altre volte dopo Hiroshima il pianeta è stato vittima di impazzimenti, come nella crisi dei missili a Cuba del ‘62 quando la catastrofe nucleare sembrava inevitabile. Ma perfino durante la Guerra Fredda c’era una trama di civiltà, sostenuta da mobilitazioni delle coscienze e da profeti disarmati. Solidarietà e diritti come lievito di un mondo nuovo. Grandi rischi e altrettanto vasti ideali di cui in giro adesso non si vede traccia. Torniamo dunque in Italia, alla politica di casa nostra. Continua su Huffington Post