Anche a Palermo resterà sostanzialmente invariata la spesa media pro capite per i regali di Natale. Un segnale complessivamente positivo se si considerano gli effetti del recente “Black Friday” (29 novembre) e alla luce degli indicatori su occupazione e valore aggiunto che in Sicilia non sono favorevoli rispetto al resto dell’Italia. Le stime relative ai consumi nel mese di dicembre sono contenute in un report elaborato dal centro studi di Confcommercio che ha effettuato un’analisi particolareggiata anche sulla situazione economica siciliana.

“Nonostante un clima di moderata sfiducia, inevitabile alla luce del rallentamento dell’economia italiana, il mancato aumento dell’Iva sicuramente inciderà positivamente sui consumatori – dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo -. È stata questa una battaglia che Confcommercio ha combattuto a livello nazionale, cosciente che in caso contrario ci sarebbe stata una pericolosa contrazione dei consumi che avrebbe avuto conseguenze nefaste sulla domanda interna in generale e in particolare sulla nostra già fragile economia siciliana. Prevediamo per dicembre una spesa media pro capite intorno ai 120 euro, sostanzialmente uguale allo scorso anno. Le vendite dei prossimi giorni saranno essenziali per chiudere una stagione commerciale non positiva”.

Gli ultimi dati elaborati dal centro studi, in realtà, confermano che non ci sono concrete e migliori prospettive di riduzione delle distanze che ormai da anni caratterizzano la Sicilia dal resto del Paese. Il valore aggiunto medio pro capite è pari al 61,5% di quello medio italiano e meno della metà rispetto a regioni come Trentino Alto Adige e Lombardia. Un rapporto di forza che è addirittura peggiorato negli ultimi 10 anni, periodo nel quale il valore aggiunto medio è calato del 5,2% mentre in Sicilia è sceso dell’11%. Anche per quanto riguarda i consumi il divario tra la Sicilia e la media dell’Italia è significativo. Il valore medio per abitante è oggi pari al 77,2% di quello italiano: nel 2008 era pari all’80,4%.

Il dato dell’occupazione poi è ancora più drammatico: nel 2018, secondo i dati ufficiali dell’Istat, l’occupazione in Sicilia ha evidenziato un calo dello 0,3%, in controtendenza con la dinamica positiva del Mezzogiorno (+0,7%). Se però si considera anche la cosiddetta “zona grigia” (persone che pur non avendo cercato un’occupazione nelle ultime settimane sono disponibili a lavorare e/o hanno svolto azioni di ricerca nei periodi precedenti) il dato siciliano di disoccupazione del 2019 è del 41,6%, più del doppio della media nazionale che è attestata al 19,9%, un dato che segnala come la realtà sia indubbiamente più drammatica di quello che la statistica ufficiale registra. Sono 7.455 le imprese che hanno cessato di esistere nei primi sei mesi dell’anno nei settori del terziario che Confcommercio rappresenta (commercio, turismo, servizi, trasporti), numeri che danno l’idea della situazione drammatica che sta spingendo la Sicilia sempre più in basso.