Un concerto all’aperto di fronte al palazzo Reale. Il 27 dicembre. Sul palco Red Ronnie, Massimo Minutella e la “crema” della musica popolare siciliana. Con un comune denominatore: i canti di Natale (ma non solo quelli). Ci hanno tenuto a ribadirlo sia la direttrice della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, quanto il presidente Gianfranco Miccichè, arrivati all’appuntamento con largo anticipo: non siete qui per ascoltare il solito Jingle Bells o Mariah Carey. A palazzo si fa cultura, sempre. Anche il Natale fa rima con tradizione e sposa la sicilianità. Oltre a Red, giunto nel pomeriggio da Bologna, dove ha appena chiuso il ciclo di trasmissioni del “Barone Rosso”, l’unico vero ospite della serata è Chris Obehi, il ragazzo nigeriano che vive da tre anni a Palermo, splendido interprete di “La notti di Natali”, il pezzo di Rosa Balistreri.

“Un nigeriano che canta la Balistreri, ma vi rendete conto?”. Nel backstage Red Ronnie aziona Instagram per farci ascoltare il messaggio vocale che Chris, in giornata, gli aveva recapitato. Canticchia la Balistreri, ma sembra di sentire un magnifico interprete della Vucciria. Un giorno di studio, uno solo, per riproporre un brano della tradizione tutt’altro che scontato: “E’ un regalo per la città di Palermo” dirà in cima al palco. Quattro ragazzi di colore lo osannano in seconda fila. Ma è tutta piazza del Parlamento (“Fino a due anni fa un parcheggio per macchine” ricorda la Monterosso), che oggi, ancora una volta, si trasforma in teatro all’aperto. E poco importa se la serata è freddina. A scaldare il pubblico ci pensano i Lautari, catanesi, sulla cresta dell’onda dal 1987. Con le cantilene di Natale, un inedito e una simpatia contagiosa. Poi è il turno dei Sei Ottavi, che nel 2008 si presentarono a X-Factor e rapirono la curiosità di Morgan (il giudice) e del pubblico. Come i Neri per Caso – e pochissimi altri – si esibiscono con un repertorio di brani vocali, senza l’uso degli strumenti, che fa venire i brividi: magica l’interpretazione del brano che fa da colonna sonora a Nuovo Cinema Paradiso, il film da oscar di Tornatore. Sono reduci da una bella esperienza al fianco di Ficarra e Picone, che hanno portato a teatro “Le rane” di Aristofane: erano l’unica orchestra vocale di scena.

Lo splendido duetto fra Massimo Minutella e Marcello Mordino, “sei siciliano se…”, strappa applausi a scena aperta. E un momento di forte riflessione, perché la cultura fa anche questo. Red Ronnie si aggira sul palcoscenico armato di telecamera: “Quando lo faccio vuol dire che c’è qualcosa che mi intriga”. Poi un richiamo al pubblico per l’esibizione frenetica ed impeccabile di Peppe Qbeta, da Siracusa. Non solo Natale. C’è dentro il suono dell’anima, dei cantastorie andati, degli artisti emergenti. Di chi spera in una Sicilia redenta, a partire dalle forme dell’arte e della musica. Si balla, perché è bello partecipare. Si ascolta, perché è ancora più bello mantenere accesa la fiammella del passato. “Un popolo che rinnega le proprie tradizioni musicali – spiega Red Ronnie – non ha futuro. In Emilia Romagna abbiamo ripudiato il liscio perché convinti che fosse la musica dei vecchi. Ci sbagliavamo. Fa bene la Sicilia a far ripartire la musica popolare”. Sullo sfondo, spettatore interessato, questo palazzo dei Normanni, “diventato un punto di riferimento. Non lo dico io ma i numeri – sentenziava Minutella prima dello show – Tornando dall’aeroporto dicevo a Red Ronnie che qui siamo nella sede del parlamento più antico d’Europa. Chissà quanti sono i palermitani che lo sanno”

La notte della sonata siciliana serve anche a questo: a tramandare la tradizione, ma anche la conoscenza. In diretta Facebook tutto il mondo è facilmente raggiungibile. E persino dall’Algeria ci si collega per farsi annacare dalla musica: Da qualche anno a questa parte la fondazione sta facendo un buon lavoro perché ha aperto il palazzo alla gente – spinge ancora Minutella, chiacchierando con Buttanissima – Penso sia la testimonianza culturale di una città e di una terra che si sta aprendo. Se un giorno fossi dotato di poteri magici, chiederei a queste mura di parlare per farmi raccontare le storie del passato”. E non manca un riferimento agli artisti siciliani – come i Lautari, come Peppe Qbeta e come tanti altri – che andrebbero tutelati per legge: “Da qualche mese, per legge, i grossi organizzatori di eventi possono usufruire di sovvenzioni da parte della Regione solo se nel cast vengono inseriti artisti siciliani. Io combatto per questa cosa da 15 anni”. C’è il tempo della riflessione, e quello dell’ascolto. La sonata siciliana, per una notte, li ha messi insieme in maniera indissolubile.