Ma il nome di Matteo Salvini non porta bene alla Lega

Ministro e vicepremier, Matteo Salvini

Salvini, basta la parola. È come il confetto Falqui. Quanto vale il cognome del segretario? E quanto può far bene togliere Salvini dal simbolo della Lega? Esiste un sondaggio interno, voluto dallo stesso vicepremier, che oggi lo rivela. La Lega in Abruzzo ha totalizzato il sette e mezzo per cento, dato che per i parlamentari leghisti è il più vicino, l’ultimo, il reale. Senza il marchio Salvini quel numero cresce di almeno un punto e mezzo. Aggredita nel consenso da Forza Italia, che torna a desiderare il denaro dei Berlusconi, che immagina già Pier Silvio sul predellino della barchetta di Portofino, la Lega si sfrena in leggi ed emendamenti. Oltre al terzo mandato, bocciato dal Senato, ha proposto la soppressione del ballottaggio per le elezioni nei comuni. Si diventa sindaci con il 40 per cento. Meloni ha il premierato, Salvini il “salvinato”.

È dunque proprio vero che la disperazione scatena la fantasia, la creatività legislativa. Da anni, da quando il ministro Calderoli, l’ordinario, ha abbandonato la cattedra, la Lega non si dedicava al Trainspotting costituzionale, non produceva emendamenti doppio whisky. Era primo pomeriggio ed è stato il Pd a denunciare questo emendamento 4.105, a firma Spelgatti, Tosato, Pirovano, sul ballottaggio. E’ impilato nel Dl Elezioni e prevede, nei piccoli comuni, l’elezione per direttissima e per anzianità. Ballottaggio eliminato, e nel caso di parità viene eletto il sindaco più anziano, quello che ha più capelli bianchi in testa.

Negli stessi minuti, Salvini era interrogato, alla Camera, da Angelo Bonelli, il verde, che gli chiedeva, bisogna riconoscere con determinazione e puntiglio, chi paga le penali del Ponte sullo Stretto nel caso di contenzioso, perché il ministro si ostina a immaginare un ponte a campata unica. Bonelli che ha studiato tutto il fascicolone del Ponte, domandava a Salvini: “Ma lo sa che per il progetto non è stata fatta nessuna prova del vento? Nessuna prova sismica?”. Bonelli aveva pure la risposta del consorzio Eurolink e la mostrava ai giornalisti: “La risposta è stata che la prova del vento possono farla ma sarebbero analisi dispendiosi in termini temporali”. Salvini che aveva il naso tappato gli replicava, prima, “che il campo largo è nervoso”, poi, che sulle penali i rapporti riguardano esclusivamente la Società stretto di Messina e il contraente generale”. Equivaleva a non rispondere ma si può costruire un’opera storica, fare politica limitandosi ai post? Continua su ilfoglio.it

Carmelo Caruso per Il Foglio :

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