Qualche settimana fa ha chiesto le chiavi dell’esercito – con l’attuazione dell’articolo 31 dello Statuto – per diventarne comandante in capo in situazioni d’emergenza. Ma un’altra richiesta di “poteri speciali” si è abbattuta mercoledì pomeriggio sull’Assemblea regionale, durante il dibattito e la votazione del disegno di legge relativo alla semplificazione delle procedure amministrative: “Stavolta il presidente della Regione ha chiesto pieni poteri commissariali – spiega il capogruppo del Partito Democratico all’Ars, Giuseppe Lupo – I contenuti di quell’emendamento sono deliranti. Ci manca poco per il Papeete…”. L’accenno è all’estate scorsa, quando Matteo Salvini, dopo aver rotto coi Cinque Stelle, chiese “pieni poteri” agli italiani da Milano Marittima. L’intervento del governo Musumeci, intanto, ha avuto un primo effetto collaterale: rinviare la discussione sul Ddl di iniziativa parlamentare, di cui lo stesso esecutivo aveva proposto una parziale (ma netta) riscrittura.

Onorevole, ci spiega il contenuto di questo emendamento?

“Nel testo si legge che il governatore “assume il coordinamento istituzionale delle attività finalizzate a superare lo stato di crisi regionale” e provvede, “attraverso la nomina di appositi commissari delegati, alla realizzazione o al completamento degli interventi” ritenuti strategici. Trovo scandaloso che il presidente della Regione ipotizzi, inoltre, di “adottare ordinanze motivate in deroga alle disposizioni regionali vigenti”: questo significa poter calpestare, con semplici ordinanze, le leggi approvate dal parlamento. O che i “commissari delegati operino in sostituzione dell’amministrazione non solo a livello regionale ma anche locale”, sostituendosi ai sindaci. Inoltre, l’emendamento prevede una disciplina speciale per l’affidamento degli appalti pubblici, e il ridimensionamento, se non l’eliminazione, del ruolo delle conferenze di servizi.  Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la semplificazione, tanto meno adesso che si è superato il picco della pandemia”.

Il Pd, fra le altre cose, ha criticato le procedure. Voi sostenete che gli emendamenti  del governo siano inammissibili perché non sono passati dal luogo deputato, cioè la prima commissione.

“Esattamente. La proposta non ha seguito il normale iter parlamentare e, per altro, viene presentata dal governo come emendamento sostitutivo dell’articolo 2, che la commissione – col voto favorevole di tutti i componenti, compresi quelli della maggioranza – aveva approvato. Il presidente Pellegrino, per citarne uno, è di Forza Italia. Da qui emerge il convincimento di Musumeci che l’assemblea regionale siciliana possa essere asservita ai capricci del suo governo. Non è così: il parlamento è autonomo e Musumeci avrà modo di rendersene conto”.

La presentazione di un disegno di legge alternativo da parte del governo, e le storie tese di martedì in aula, ha evidenziato una spaccatura all’interno della maggioranza.

“Ci sono due maggioranze, o meglio, due minoranze che sostengono il governo Musumeci. Anche il terreno della sburocratizzazione, che dovrebbe vedere le forze parlamentari impegnate alla ricerca del miglior risultato, si è trasformato in un campo di scontro”.

Avete approvato col voto unanime la norma statutaria che introduce le quote di genere (nella misura di un terzo) nel governo della Regione. Questa imposizione non è una sconfitta per la politica?

“E’ una sconfitta della cattiva politica, perché la buona politica non avrebbe bisogno di norme che dettano la parità di genere all’interno degli organismi istituzionali né dei partiti. Il Pd, per esempio, ha l’alternanza di genere per tutte le cariche di partito, già prevista dallo Statuto. La cattiva politica, invece, ha bisogno di norme chiare che la prevedano. Tenga presenta che nella giunta Musumeci c’è una sola donna, cioè l’onorevole Bernadette Grasso”.

In questa fase sono tornate a galla numerose riforme: dai Beni culturali all’Urbanistica, passando per l’edilizia. Ce n’è qualcuna che sosterrete?

“Guardi, il governo ha appena archiviato la riforma dell’istituti autonomi delle case popolari. Musumeci in campagna elettorale li aveva definiti “carrozzoni da superare”, annunciando la nascita dell’agenzia della casa. Invece, due giorni fa, ha portato avanti una lottizzazione alla vecchia maniera, procedendo con la nomina dei nuovi presidenti degli Iacp. Delle riforme non c’è traccia. C’è solo una logica da prima repubblica che riemerge con grande evidenza”.

Assieme al Movimento 5 Stelle, Italia Viva e i Cento Passi, avete presentato un disegno di legge sull’accoglienza e l’inclusione. E’ nato da un’iniziativa partecipata cui hanno aderito 60 realtà civiche. Qual è il senso?

“E’ un disegno di legge che aiuterà i sindaci ad affrontare l’emergenza, e sarà utile a rilanciare ed attuare la cultura dell’accoglienza della nostra regione. Una cultura che fa a pugni con quella espressa dalla Lega, che oggi è a capo dell’assessorato ai Beni culturali e dell’Identità siciliana. Abbiamo sempre contrastato l’idea che un leghista potesse occupare quella poltrona”.

Il Fatto Quotidiano ha sferrato un duro attacco all’assessore Samonà, pubblicando un inno alle SS che risale, però, al 2001.

“Se Musumeci non condivide le parole pubblicate dal Fatto Quotidiano e attribuite, senza una chiara smentita, all’assessore Samonà, ha l’obbligo di revocarlo immediatamente dall’incarico. Io, però, mi chiedo ancora come abbia potuto il presidente della Regione compiere una scelta simile. Forse l’unico scopo era ingraziarsi Salvini”.

Almeno lei ha notizie della Legge di Stabilità? Ad oltre un mese dall’approvazione, tutte le misure sono congelate. Doveva essere una Finanziaria di guerra e legata all’emergenza.

“Ad oggi la Finanziaria è lettera morta. L’economia siciliana è in agonia e il governo non dà attuazione rispetto alle previsioni normative del parlamento. Per la Legge di Stabilità si prevedono circa trenta passaggi attuativi tra decreti assessoriali, delibere di giunta e pareri vari delle commissioni. Mi risulta non ne sia stato adottato neppure uno”.

Alitalia lascia Trapani. Non crede che una tiratina d’orecchie vada pure al governo nazionale?

“Alitalia sbaglia e il governo nazionale deve intervenire. Però il governo regionale sul tema è totalmente assente. Non può limitarsi alle denunce del giorno dopo, ma ricercare le soluzioni del giorno prima. Che fine hanno fatto i 75 milioni per i pacchetti turistici previsti nella Legge di Stabilità? Se i flussi turistici incoming fossero stati programmati tempestivamente, le compagnie aeree, probabilmente, non avrebbero tratto queste terribili conclusioni che noi chiediamo di rivedere”.

Musumeci è andato allo scontro con Anas. La vertenza è una soluzione giusta per uscire dalla pastoia infrastrutturale?

“Musumeci governa da due anni e mezzo: che sia accorto solo adesso di alcune lentezze dell’Anas lo trovo sconvolgente. Le cause durano decenni. Io credo che al clima di scontro bisogna preferire le soluzioni politiche, che però possono essere perseguite soltanto da un governo regionale autorevole. Se il governo non ha l’autorevolezza per interloquire con le istituzioni nazionali, ne paga le conseguenze”.

La corruzione si è annidata nella sanità e nei rifiuti. La Regione ha una responsabilità morale o anche sostanziale? E’ stato il dipartimento all’Energia, ad esempio, a concedere l’ampliamento record alla discarica dei Leonardi.

“Durante il dibattito d’aula sulla semplificazione, abbiamo chiesto l’inasprimento dei controlli da parte dell’amministrazione pubblica regionale. Ciò deve trovare un riscontro normativo, ma anche organizzativo. Non è possibile che settori delicatissimi per l’attività della Regione siano affidati a singoli elementi che, qualora fossero corrotti, provocherebbero un danno immenso all’intera amministrazione. Bisogna rafforzare le funzioni ispettive e di controllo. Ciò investe la responsabilità oggettiva di controllo da parte dei livelli superiori della dirigenza, ma anche degli assessori e della giunta. Diversamente la politica avrebbe abdicato al suo ruolo”.

Porterete davvero in aula Musumeci a discutere della sua mozione di sfiducia?

“Abbiamo ribadito a Micciché, che ne ha dato comunicazione all’aula, la richiesta che il presidente della Regione venga in aula per riferire – intanto – sull’attuazione del programma, così come prevede la normativa dell’assemblea regionale siciliana. Riservandoci comunque di presentare una mozione di sfiducia qualora non dovesse presentarsi o l’esito del dibattito parlamentare fosse negativo”.

Come procede la fase due del Partito Democratico?

“C’è un grande clima di unità e collaborazione. Il partito è cambiato, migliorato. Abbiamo preso coscienza del momento difficile che vivono il Paese e la nostra regione. Questa unità è stata confermata dall’elezione del nuovo segretario regionale, il mio amico Anthony Barbagallo, e dei segretari provinciali. In questi giorni si sta procedendo all’elezione dei circoli, cioè dell’articolazione di base, la più importante. La partecipazione renderà più forte l’azione del partito sul territorio”.