Quando non sapevano che cosa dire né che cosa fare i fedeli delle parrocchie – quando c’erano le parrocchie – recitavano un pater, ave, gloria. Erano certamente timorati da Dio ma quella preghierina li esentava dal confronto con questioni molto più grandi di loro come la teologia, come l’escatologia; o il mysterium iniquitatis tanto caro a San Paolo. Nella parrocchietta governativa di Palazzo d’Orleans invece si recita ogni giorno la coroncina dei buoni propositi. Il presidente Schifani, parlando delle prossime elezioni amministrative ha detto: “A Catania mi spenderò per tenere unito il centrodestra”. Avrebbe potuto affrontare i drammatici problemi di una città tormentata dal malgoverno. Avrebbe potuto affrontare le questioni interne alla coalizione o le divisioni che ancorano lacerano Forza Italia, il suo partito. Nulla di nulla. Meglio un pater, ave, gloria.