“Dai telefonini e dai computer sequestrati verrà fuori altro, ma tanto altro ancora. Dai primi WhatsApp che abbiamo visto c’è parecchio materiale”. Il terremoto che si è abbattuto nei giorni scorsi sulla sanità siciliana, secondo il procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello, riserverà qualche scossa d’assestamento. Il magistrato, in alcune apparizioni sulla stampa, ha rincarato la dose. E messo nel mirino alcuni degli indagati, fra cui l’assessore alla Salute, Ruggero Razza: “Fornivano numeri falsi, perché di questo si tratta – dice Agnello, secondo quanto riportato da Repubblica -. Se i 24 morti che ci sono stati in un giorno li fai diventare tre al giorno, spalmati in una settimana, mi chiedo come faccia a dire l’assessore Razza che i dati non venivano alterati. Non riesco a capire, da uomo della strada, come si possa fare un ragionamento del genere”. Razza davanti ai magistrati ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. “È un suo diritto e lo rispettiamo, ma ho detto al suo avvocato che un amministratore pubblico dovrebbe avere il dovere di spiegare la sua posizione”, spiega Agnello.

Un’altra perplessità sorge sul metodo utilizzato per la raccolta dei dati: “Noi pensavamo che venissero mandati telematicamente. Invece no – dice il procuratore – La dirigente Di Liberti telefonava ogni giorno a tutte le altre province per avere i dati. Come si fa a gestire una pandemia con le telefonate? Si dice sempre che siamo in guerra – prosegue Agnello – ma noi stiamo combattendo una guerra con i fucili della Prima guerra mondiale”.