“È in avvio di assegnazione lo studio di fattibilità per la realizzazione del ponte sullo Stretto: la commissione ha scartato l’ipotesi del tunnel, ed ora si deve valutare quale soluzione, tra quella del ponte a più campate o a una campata, è quella più fattibili”. Lo ha affermato il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, da Nola (in provincia di Napoli), sottolineando che l’opera “ha una sua storia e richiede un investimento maggiore di quello di prima”. Il costo dell’opera, di cui si parla da cinquant’anni in attesa dello start, continua a lievitare: il progetto della campata unica risalente al 2011 ed elaborato da Eurolink, prevedeva un investimento di poco inferiore ai quattro miliardi. Per lo studio di fattibilità, invece, serviranno circa 50 milioni.

Per il risultato, stando al cronoprogramma, bisognerà attendere la prossima estate. Poi, come rivelato tempo fa dallo stesso Giovannini, bisognerà “avviare un dibattito pubblico al fine di pervenire a una scelta condivisa con i diversi portatori di interesse”. D’altronde, non c’è fretta. L’attraversamento stabile dello Stretto, nonostante il pressing del centrodestra, non è finito tra le opere finanziate dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Un elenco che ammetteva solo progetti realizzabili entro il 2026. In questo iter infinito, e per verti versi tragicomico, andrà coinvolta pure l’Europa. Il Ponte, infatti, rientra a pieno titolo nel corridoio Palermo-Berlino, e sarebbe interesse dell’UE finanziarlo. Sempre che qualcuno illustri a Bruxelles i progressi fatti in questi mesi.