“La Regione siciliana non merita di essere svilita in questo modo. E’ il governo più tracotante di sempre”. Anthony Barbagallo commenta gli ultimi esiti: l’astensione del Cga sul piano rifiuti, che presenta “vischiosità normative”; l’impugnativa del Consiglio dei Ministri sulla legge che rimodula il concorso dei forestali (perché non è chiaro da dove si prendono i soldi); ma anche la sentenza della Consulta che dichiara “illegittima” la riforma siciliana del Codice degli Appalti. “Queste sono le sciagure degli ultimi venti giorni – dice il segretario del Partito Democratico, deputato all’Ars – ma qui siamo al quarto anno di legislatura e non s’è vista una riforma. Non c’è una visione, non c’è un’anima. E noi siamo stanchi”.

Stanchi di cosa, onorevole?

“Il governo della Regione non agisce in base all’interesse pubblico, ma è sempre alla ricerca del consenso spicciolo di qualche categoria. E preferisce inseguire spinte e pulsioni populiste, proprio come Salvini e la Meloni”.

Analizziamo la bocciatura del Cga. Si chiede al governo regionale di apportare modifiche al decreto, non al piano dei rifiuti in quanto tale.

“La verità è che il Cga quel piano non è riuscito nemmeno a leggerlo, talmente era incomprensibile. Non dà contezza del dimensionamento e del numero degli impianti, mancano gli impianti pubblici. Ma la cosa che ci dispiace di più è che anche gli organi che hanno responsabilità tecnica, come ad esempio la commissione Via-Vas e altre che si sono pronunciate, hanno approvato l’atto senza tener conto dei nostri rilievi. Per noi il piano dei rifiuti deve ripartire daccapo. E seguire l’iter parlamentare. Altrimenti si rischia di generare altri vizi”.

L’assessore Cordaro ha giudicato “faziosa” l’impugnativa, da parte del Consiglio dei Ministri, della legge che prevede l’allargamento del concorso del Corpo forestale.

“Cordaro, anziché fare quelle dichiarazioni, porti in votazione il disegno di legge sull’edilizia. E’ all’ordine del giorno di Sala d’Ercole dal 20 settembre. Cinque mesi per approvare delle norme che nelle altre regioni hanno recepito un anno fa. E sa perché? La maggioranza, nonostante gli appelli del Pd, ha presentato tre articoli di sanatoria che il resto del Parlamento non digerisce. Ma prima o poi dovranno metterci nelle condizioni di discuterne…”.

Intanto la riforma del Codice degli Appalti, approvata dall’Ars a luglio 2019, è stata affondata dalla Corte Costituzionale per un conflitto di competenze. Cosa comporterà?

“Il danno è enorme, non solo d’immagine. Anziché aiutare gli enti locali e le stazioni appaltanti, la Regione, per stare appresso a qualche lobby di costruttori, ha mandato il sistema in tilt. Il provvedimento della Consulta provocherà confusione, cause di risarcimento, contenzioni con le imprese. Le stazioni appaltanti più piccole, penso ai Comuni, sono nel caos perché hanno aggiudicato le gare con un sistema di aggiudicazione che ora devono cambiare. In aula e in commissione il Pd aveva detto in tutti i modi che la legge sarebbe stata incostituzionale. Ma Musumeci non ci ha ascoltato, andando avanti a colpi di maggioranza. La Sicilia ne esce a pezzi e senza alcuna credibilità”.

Almeno lei ha potuto vedere la nuova Finanziaria? Che idea s’è fatto?

“A sette giorni dall’approvazione in giunta, non è ancora arrivata all’Ars. Sette giorni per percorrere cento metri… Ci arrivano notizie di burocrati che lavorano ad aggiornamenti, riscritture, a capitoli che vanno e vengono. Il tutto si consuma sulla pelle dei siciliani: là fuori ci sono categorie che aspettano segnali e ristori. Invece, come sempre, l’unico obiettivo sarà quello di far felice il deputato di turno, inserendo nella manovra una bella marchetta”.

Una delle poche cose certe è che il Bonus Sicilia non sarà rifinanziato.

“Le nostre preoccupazioni sono molteplici. La più imponente riguarda le coperture. Ringraziamo, tuttavia, il governo Conte che grazie all’accordo Stato-Regione ci ha permesso di spalmare in dieci anni il disavanzo creato da Musumeci nel 2018, garantendoci qualche margine in più di manovra”.

A proposito dell’accordo. Sembra che la Regione sia intenzionata a onorarlo: c’è una limatura del 5% alle spese delle partecipate, il contributo di solidarietà applicato alle pensioni dei dipendenti regionali e, più in generale, un tentativo di razionalizzazione della spesa. Che sia la volta buona?

“Noi, da parte del governo Musumeci, non percepiamo alcun impegno a voler intraprendere percorsi virtuosi. Solo un raffazzonamento continuo per accontentare il deputato, il sindaco e il territorio di turno. Prenda il caso delle ultime consulenze”.

Ci illumini.

“Con la Sicilia al collasso, alla vigilia di Capodanno, il governo ha commissionato studi e consulenze per centinaia di migliaia di euro (126 mila euro per la precisione, ndr). Sarebbe stato più importante dare un segnale concreto alle famiglie e alle categorie più deboli: per loro ci batteremo in Finanziaria”.

Prima di arrivare alla Finanziaria 2021, ci sarebbe quella dell’anno scorso da onorare. Invece sono state attuate pochissime misure e Armao è stato costretto ad aprire un’indagine interna per capirne il motivo.

“La mancata attuazione della Finanziaria è un atto di responsabilità gravissimo: dopo aver approvato le leggi, vanno applicate e fatte rispettare. Altrimenti, come in questo caso, ci si trova di fronte a una situazione di scarsa credibilità istituzionale”.

Veniamo alla questione sanitaria. Qual è il suo giudizio sulla campagna vaccinale?

“Il Pd continua ad auspicare un maggior controllo da parte dell’assessorato regionale alla Salute. Abbiamo notizie di continue fughe in avanti da parte di persone che si vaccinano e non ne avrebbero diritto. La campagna procede a rilento soprattutto nelle aree metropolitane, mentre nei paesi più piccoli c’è una certa difficoltà a raggiungere i centri di vaccinazione. Inoltre, bisogna stabilire in fretta un calendario per somministrare i vaccini agli under-55. Non siamo per nulla soddisfatti”.

E’ giusto somministrare la seconda dose ai furbetti?

“No, non possiamo permettergli di farla franca. Anzi, ci aspettiamo comportamenti esemplari in ordine all’individuazione e alla repressione dei responsabili, cosa che ancora oggi non è avvenuta. Si preferiscono, piuttosto, questi metodi alla carlona, dove chi sbaglia resta impunito e dove la responsabilità non è mai di nessuno. Musumeci, come nel caso dei dipendenti regionali, continua a prendersela con chi non dovrebbe, ma il vero fannullone è lui che non riesce a individuare i responsabili degli abusi”.

Che effetto fa ritrovarsi al governo nazionale insieme alla Lega?

“Il Pd ha accolto responsabilmente l’invito del presidente della Repubblica. E’ chiaro che l’idea di sostenere un governo istituzionale ed europeista, rientra nella logica del nostro percorso. Il Pd, in questo nuovo equilibrio, deve far valere la sua forza riformista, la difesa delle categorie più deboli, il rapporto con le forze sociali. I nostri valori devono rappresentare la spinta propulsiva dell’azione del partito e dei ministri che sono stati indicati nell’esecutivo”.

Non ci sarà Peppe Provenzano.

“Siamo grati a Peppe per l’impegno e il grande lavoro svolto da ministro per il Sud e la coesione territoriale. La Sicilia è stata sempre al centro della sua attività quotidiana e, siamo certi, che continuerà ad esserlo anche con il nuovo governo guidato da Mario Draghi. Provenzano è una risorsa per il Partito Democratico e per la Sicilia”.

Draghi la rassicura?

“Non rassicura soltanto me e il Partito Democratico, ma la Sicilia, l’Italia e l’Europa. Una figura così autorevole è quanto di meglio Mattarella potesse trovare per guidare il Paese in un momento difficilissimo. In cui, per fortuna, non si è ceduto alla tentazione di gettare l’Italia nell’ennesima campagna elettorale, permettendo ad alcuni di lucrare sui populismi e gli umori più biechi. Non serve un braccio di ferro, ma il buon governo. E Draghi saprà garantirlo”.