Il senatore Morra, presidente della Commissione Antimafia, reduce dagli insuccessi nella sua Cosenza, persevera a parlare di vaccini. Stamattina a Sky s’è allarmato per il presunto interesse delle mafie al business dei vaccini.

Morra dixit: “Sappiamo da tempo che le mafie hanno manifestato grande attenzione al business della sanità. I vaccini potrebbero essere utilizzati al fine di conquistare consenso. Le organizzazioni mafiose mirano a conquistare consenso, vogliono dimostrare di essere più efficaci e credibili dello Stato”.

E ancora: “Se tu demandi ai sindaci la responsabilità di determinare le categorie, tu concedi all’autorità politica un potere che non dovrebbe essere concesso alla stessa. Noi spesso sciogliamo Comuni per infiltrazioni mafiose, quindi bisognerebbe essere il più possibile obiettivi, rigorosi e scientifici, facendo capire che il vaccino va a chi deve essere tutelato per ragioni medico-sanitarie. Se io faccio vaccinare funzionari e dipendenti di un’agenzia regionale, perché non posso vaccinare i dipendenti dei supermercati?”.

Ovviamente bisogna stare all’erta, ma visto che i vaccini vengono distribuiti sotto il controllo delle forze dell’ordine e delle forze armate, e somministrati sulla base di indicazioni – non sempre chiarissime e univoche, a dire il vero – dello Stato e delle Regioni, confidiamo in una organizzazione priva di infiltrazioni criminali.

Ma Morra, forse preda di un lievissima ossessione da protagonismo, adombra che i sindaci potrebbero essere il trait d’union fra inquinamento mafioso e distribuzione dei vaccini.

Non so da quale DPCM Morra tragga l’indicazione che sono i sindaci a decidere chi si vaccina in ciascuna città, né quali informazioni riservate abbia per insinuare che i favoritismi esecrabili che stanno emergendo nella somministrazione dei vaccini possano essere anche di matrice mafiosa.

Il maestro Leonardo Sciascia che a suo tempo destò scalpore con la sua polemica sui professionisti dell’antimafia, forse oggi, guardando Morra, correggerebbe il tiro e parlerebbe di “dilettanti dell’antimafia”.