Mina ci campa da quasi una vita, ci fa un disco l’anno, entra ed esce dalla sala d’incisione, visto-si stampi e, solitamente, buon Natale ai fans (il periodo è quello): manca da 41 anni, 2 mesi e 15 giorni, tanti ne son passati dall’ultima mistica epifania sul palcoscenico di Bussoladomani. Un altro “illustre assente” – fino a che poi non lo diventò per sempre passando a miglior vita – era Lucio Battisti: allergico a studi radiotelevisivi e alle interviste, esposizioni minime e per questo storiche, si concedeva con il contagocce, eppure ogni disco faceva il botto. Invece il quasi 82enne Celentano è stato costretto perfino ad andare da Silvia Toffanin a «Verissimo» per ri-lanciare il costosissimo cartoon «Adrian», che riappare domani sera su Canale 5, un elefante che ha partorito un topolino e che ha causato innumerevoli perdite e indicibili dolori a Mediaset. Non si sentiva bene nemmeno Adriano, a dire il vero, almeno questo fu detto quando il cartoon con “intro” di squinternato show fu sospeso dal palinsesto. E comunque Adriano – pure lui – è uno che è sempre stato avaro di sé, è apparso e scomparso, poi di nuovo comparso e di nuovo risucchiato nella quotidiana vista sul mondo dalla sua villa di Galbiate in Brianza, tra un «Fantastico» sgrammaticato e un megashow ad uso certificazione di esistenza in vita o lancio di nuovo album.

Scomparire paga, fare l’assente ha un suo riscontro quando, dopo qualche tempo, si torna presenti. Come insegna Moretti – nonostante lui l’abbia posto in forma dubitativa il “mi si nota di più se vengo o se non vengo?” – farsi desiderare ha un suo perché, effonde una fascinazione collettiva nel momento del ritorno. Fare i misteriosi, poi, ancora di più ché in quel caso il brillìo non è solo per assenza ma per un enigma che stuzzica curiosità, per un arcano la cui soluzione si trasforma in gioco di società.

Prendete i due esempi di questi giorni. Uno showman e una scrittrice. Fiorello tornato da poche sere sulla tv generalista (Rai1) per una manciata di minuti durante il desco serale, dopo una lunga assenza dai teleschermi (vado o non vado?) ed Elena Ferrante, ignota creatrice di best-sellers ormai interplanetari («L’amica geniale»), nascosta da anni dietro quel nome, praticamente un idolo-fantasma per milioni di lettori (esco allo scoperto oppure no?, finora non lo ha fatto).

Fiorello va e torna, si dosa sapientemente in incursioni fulminee in altre trasmissioni di intrattenimento o informazione, c’è ma in realtà non c’è, è presente ma allo stesso tempo assente ed è proprio su questo che ha fondato il tormentone del debutto, «avevo detto che non avrei più fatto tv ed invece eccomi qui». Una strategia perfetta. Fa il minimal con il telefonino, sul satellite, fa la radio come facesse tv e viceversa, però al momento della ricomparsa ufficiale ci sono eserciti di telecamere a riprenderlo e si piazzano davanti al 42 pollici in 6 milioni e mezzo che non sono certo i 13 e passa delle vecchie seratone del «Più grande spettacolo dopo il weekend» e oggi te lo sogni il 50% di share ma questo basta e forse avanza pure perché, in una manciata d’anni, la tv è cambiata e lo stesso “Fiore” sembra rifarsi al solito refresh dell’intrattenimento anni ’60 che chissà se attecchisce sulle nuove generazioni.

Stanotte intanto viaggeranno verso le librerie italiane vagonate di volumi de «La vita bugiarda degli adulti» di Elena Ferrante pronte ad essere impilate ad altezza Everest e ghermite dalle mani vogliose dei fans della scrittrice napoletana che non s’è mai svelata e che su questo segreto ha certamente fondato parte cospicua del proprio successo. Non sarà solo l’identità non dichiarata ad averle fatto vendere oltre una decina di milioni di copie della saga de «L’amica geniale», ad aver fatto tradurre le storie di Lila e Lenù in cinese e in arabo. Qualche talento – quello non occulto – c’è. Ma tant’è: la domanda su chi sia veramente Elena Ferrante – si azzardano le più bizzarre ipotesi e si cerca perfino nei conti correnti dei “sospettati” – ci inchioda da oltre un decennio a un mistero editoriale che nemmeno quelli della fede hanno uguale seguito. Ovvio che alla casa editrice “e/o” neghino qualsiasi strategia commerciale e rispondano che l’unico marketing che conoscono sono i segnalibro in omaggio. Troppo poco, troppo semplice per la scrittrice che c’è e che non è.