Dal 17 aprile la Sicilia non ha più un assessore all’Agricoltura, qualcuno che si occupi – a tempo pieno – dei drammi presenti, come quello collegato allo svuotamento degli invasi e alla siccità; e di quelli futuri, che potrebbero (ri)presentarsi fra qualche settimana, in assenza di personale che sia in grado di far fronte all’avanzata di incendi e piromani. Ancora una volta la Regione è senza anticorpi: non individua (non l’ha mai fatto) strumenti per fare fronte alle emergenze, che “timbrano” il cartellino ogni primavera; e non trova lo slancio per dare continuità politica alle funzioni di un assessorato che, senza Sammartino (rimasto coinvolto in un’inchiesta per corruzione), resta in mano a burocrati competenti, che però non hanno alcuna facoltà di attivare la leva delle riforme. Il presidente della Regione Schifani osserva da lontano, esercita una guardiania che non porterà da nessuna parte e attende, da Roma, la dichiarazione dello stato d’emergenza per dare una prima (e unica?) risposta agli agricoltori che oggi si vedono costretti a razionare le risorse idriche.

La siccità è un problema esploso da alcune settimane – quest’anno non ha quasi mai piovuto – di fronte al quale la Regione ha istituito, lo scorso 10 aprile, una cabina di regia. Con alcuni obiettivi individuati nel breve termine: le proposte riguardano la rigenerazione di una cinquantina di pozzi e sorgenti esistenti ad uso idropotabile; l’individuazione di un centinaio di siti, vicini a condutture e linee elettriche, in cui scavare nuovi pozzi ad uso irriguo, salvaguardando così le scorte idriche presenti nelle dighe da destinare esclusivamente per la popolazione. Inoltre, sono previsti interventi su impianti di pompaggio e condutture, operazioni di sfangamento di sei traverse fluviali, finanziamenti per la riattivazione delle autobotti in una sessantina di Comuni. Sul fronte dei dissalatori – è la promessa di Palazzo d’Orleans – si lavorerà con l’acquisto e l’installazione di moduli mobili nei siti esistenti, nell’attesa di poter procedere alla sostituzione degli impianti fissi a Porto Empedocle, e di uno fra quelli di Trapani e Gela (che richiede tempi più lunghi). Dopo aver fissato gli obiettivi, si è passati alla fase operativa. Come? Inviando, il 24 aprile scorso, tutta la documentazione necessaria per ottenere la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale. Una risposta potrebbe arrivare da Palazzo Chigi a stretto giro (il Consiglio dei Ministri tratterà l’argomento oggi stesso).

L’interlocutore con Roma è il solito Schifani, che dopo aver assunto l’interim – di fronte alle dimissioni di Sammartino – non si sogna nemmeno di designare il nuovo assessore all’Agricoltura. Attende l’esito del Tribunale del Riesame, che potrebbe rimuovere la sospensione comminata al parlamentare della Lega (12 mesi) e renderlo nuovamente “operativo”. Sempre che Mr. Preferenze decida che sia il caso di tornare in campo. Altrimenti toccherà al presidente della Regione l’incombenza di gestire questa pratica assieme alle altre accumulate in questi mesi: è il commissario per l’autostrada Palermo-Catania, ma anche per la realizzazione dei termovalorizzatori, e in più dovrebbe governare la Sicilia. Un lavoraccio.

Intanto, gli ultimi numeri relativi alla siccità non sono promettenti: rispetto alle rilevazioni di marzo, il quadro è in peggioramento. E a nulla sono bastati gli inviti dei sindaci a ridurre il consumo di acqua, né la riduzione della pressione dei rubinetti (dal 10 al 30 per cento) in tutti i comuni dell’Agrigentino. Complessivamente, si legge su Repubblica, gli invasi hanno una capienza di 708 milioni di metri cubi. Attualmente contengono acqua per 302 milioni, ma al netto dei detriti depositati sui letti delle dighe, l’acqua a disposizione scende ulteriormente. Dal dato di 178 milioni di metri cubi netti disponibili a marzo, ad aprile la rilevazione si ferma a 167 milioni. Qualche giorno fa, con una lettera inviata per conoscenza anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Cateno De Luca aveva chiesto a Schifani la nomina di un nuovo assessore, purché sia “una figura di spicco con le competenze necessarie per affrontare le sfide del settore primario e promuovere strategie di adattamento e sostegno alle comunità agricole colpite. In caso di mancata nomina tempestiva – scriveva Scateno – Sud Chiama Nord si riserverà la possibilità di adottare misure di protesta per evidenziare l’urgenza e l’importanza di questa situazione per il territorio siciliano e i suoi cittadini”. Cateno si era schierato anche a fianco dei trattori durante la protesta dei mesi scorsi, ma le precarie condizioni di salute lo trattengono ai box.

Schifani, insomma, dovrebbe agire per il bene della Sicilia pur in assenza di stimoli esterni. Di questi tempi, come logico, non ce ne sono tantissimi. I partiti sono impegnati in campagna elettorale, l’Assemblea regionale è in ferie e gli argomenti latitano. E’ chiaro, però, che le emergenze non fanno sconti. E oltre alla siccità, si teme per le fiamme. La campagna anti-incendio partirà il 15 maggio, ma una delle questioni fin qui irrisolte è quella che riguarda la prevenzione e l’utilizzo delle poche risorse per lo spegnimento dei roghi. L’ultimo squillo di Sammartino, da assessore, è stato l’aumento delle giornate lavorative per gli operai forestali “settantottisti”. Il decreto incrementa di 23 il numero delle giornate di lavoro per questa categoria (che attualmente ne svolge 78), portandole a un totale di 101. “Mettiamo in campo una risposta concreta per prevenire gli incendi e contestualmente migliorare le condizioni di lavoro degli operatori della forestale – disse Sammartino -. Un primo passo per la salvaguardia di un intero comparto. L’intervento è adottato nelle more della riforma complessiva del settore forestale che approderà all’esame della giunta entro un paio di settimane. Una riforma attesa da anni e già condivisa con le organizzazioni sindacali, che presto vedrà la luce”. In realtà questa riforma ha tutta l’aria di non farsi. O di subire altri, intollerabili rinvii.

E’ quanto segnalato dai segretari generali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil Sicilia Adolfo Scotti, Tonino Russo e Nino Marino che hanno inviato al presidente della Regione una “reitera della richiesta di incontro urgente”, in assenza del quale protesteranno il prossimo 15 maggio a piazza Indipendenza. “In considerazione dell’importanza strategica del settore e alla luce dei continui disastri che ogni anno colpiscono la nostra Isola”, le organizzazioni sindacali definiscono “irrinviabile dopo anni di attesa” la riforma di settore. “L’interim nell’Assessorato non può giustificare inerzie e rinvii senza data. Si corre il rischio che pure questa legislatura finisca senza l’approvazione di riforme indispensabili per uscire da una eterna gestione dell’emergenza che non sappiamo a chi faccia comodo, ma certamente è disastrosa per la Sicilia e per i siciliani”.

Tra le richieste, ovviamente, “più giornate lavorative per i forestali e più competenze al servizio del territorio e dei siciliani; la creazione di un’Agenzia pubblica regionale con capacità di intervento anche al di fuori del bosco per la tutela e il miglioramento ambientale, la prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi, la cura di parchi e siti archeologici oltre che di fiumi, torrenti e laghi”. Resta un interrogativo: chi si assumerà l’onere di trattare sulla riforma? Chi, di proporla al parlamento (dormiente) per farla approvare? Siamo così certi che Schifani, grazie al dono dell’ubiquità, possa fare al caso dei forestali e anche degli agricoltori? E soprattutto, governare le aspettative di cinque milioni di siciliani?

Aggiornamento

Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia, per una durata di 12 mesi, stanziando i primi 20 milioni di euro, con la possibilità di incrementare le risorse in tempi brevi già nel corso dell’attuazione dei primi interventi. Alla riunione a Palazzo Chigi ha partecipato anche il presidente della Regione. Il governo siciliano ha già trasmesso a Roma tutta la documentazione necessaria, stilando una lista degli interventi necessari a ridurre gli effetti della crisi dovuta alla mancanza di piogge. Le soluzioni proposte dalla cabina di regia, guidata dal governatore e coordinata dal capo della Protezione civile regionale, sono differenziate in base ai tempi di realizzazione.

Tra quelle di rapida attuazione, l’acquisto di nuove autobotti nei Comuni in crisi e la sistemazione di altri mezzi in un centinaio di enti locali; circa 130 interventi tra rigenerazione di pozzi esistenti, trivellazione di pozzi gemelli e riattivazione di quelli abbandonati, oltre al revamping di una trentina di sorgenti; il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte; la realizzazione di nuove condotte di interconnessione e bypass. Per i prossimi mesi, invece, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio dei dissalatori di Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di Trapani, operazioni che richiederanno tempi e procedure di gara più lunghe, non essendoci deroghe sostanziali in materia ambientale e di appalti sopra soglia comunitaria.