Non c’era nei selfie di gruppo. Ahia. E il contesto, per la verità, sembrava ostile. Musumeci a scaldare la platea, Salvini in asse con Sammartino, l’attenzione tutta per Giorgia. Anche se Schifani, sgomitando, è riuscito a guadagnarsi qualche posa nella ressa gioiosa di piazza Università. E’ stato lui ad aprire il comizio dell’altra sera, sfoderando alcune armi tattiche (vedi il caro voli) e addolcendo una verità che, d’altronde, non è così lampante: “Il centrodestra è unito ovunque”. Macché. Neppure nei capoluoghi di provincia lo è. A meno di non considerare la fuitina degli uomini di Turano, a Trapani, un timido incidente di percorso; o la decompressione ragusana – dove si è scelto un candidato minore – un’operazione di principio, piuttosto che di rassegnazione. E che dire di Siracusa: Bandiera era stato un componente di Forza Italia fino all’altro ieri, o è entrato anche lui nel novero dei “comunisti invidiosi” solo per essersi sganciato da certe logiche di predominio territoriale (dei Gennuso)?

Insomma, dire che il centrodestra è unito ovunque – poi ci sono le realtà più piccole, con un panorama ancora più composito – è una convenienza tutta di Schifani. Che alla vigilia della campagna elettorale aveva assunto il ruolo di allenatore della coalizione e di leader carismatico, e annunciato coesione. Erano i giorni delle feroci impuntature leghiste a Catania, dove è servita un’opera di convincimento nei confronti di Sammartino (e di Salvini) per ritirare la candidatura di Valeria Sudano, che l’ex governatore Raffaele Lombardo aveva giudicato in maniera feroce. Erano i giorni in cui il governo faceva segnare il primo rammollimento di questa legislatura anomala. Senza una legge o un provvedimento avanzato in aula per ottenere il benestare dell’Ars. Zero. Se i siciliani dovessero esprimersi sulla base del lavoro buttato giù in questi primi mesi, andrebbero dritti in spiaggia (e non è detto che non lo facciano: vedremo l’affluenza alle 15 di lunedì).

Queste sono le classiche elezioni che Schifani ha caricato di aspettative: se dovessero andar bene (e in certe città come Catania le premesse ci sono tutte), il merito sarebbe il suo; se dovessero andar male, invece, non gli resterà che incolpare il povero commissario Marcello Caruso, per non essere riuscito a garantire la cerniera che solitamente Forza Italia garantisce. Nell’Isola, soprattutto. Un partito, come ribadito da Silvio Berlusconi a ‘La Sicilia’, che costituisce “il centro, alternativo alla sinistra. Siamo i liberali, i cattolici, i garantisti, gli europeisti, gli atlantisti. Siamo gli unici ad avere sempre affermato con coerenza e senza contraddizioni o ripensamenti questi principi. Siamo i fondatori del centrodestra, che per noi è una scelta di campo assolutamente irreversibile”.

Per tirarsi su il morale dopo un weekend in seconda fila, Schifani ha ripubblicato un pezzo dell’intervista in cui il vecchio Cav., pur non avendolo scelto per la guida della Regione (la magata fu di La Russa), ne loda alcuni tratti: “Ha l’autorevolezza, l’esperienza e la visione necessaria per dare alla Sicilia un governo di alto profilo, in linea con le grandi tradizioni del regionalismo siciliano”. Ma un post sui social è come darsi il cinque da solo. Senza l’approvazione della piazza – quella di Catania l’ha accolto in maniera freddina – o delle classifiche di gradimento (l’ultimo sondaggio non commissionato ad amici, ma a Swg, lo colloca al penultimo posto a livello nazionale).

Però, potrebbe sempre andare peggio. Il centrodestra dovrebbe ottenere con disarmante facilità la guida di Palazzo degli Elefanti con Enrico Trantino, che parte nettamente avanti a Maurizio Caserta (il candidato dal campo progressista che Schlein l’ultima settimana non ha degnato neppure di una visita) e del giovane Savoca, l’arma “spuntata” di Cateno De Luca. A Siracusa, nonostante tutto, il forzista Sebastiano Messina è in pole position contro l’uscente Francesco Italia, ma le insidie sono tantissime: più di Edy Bandiera, che corre col sostegno di tre liste, la presenza complessiva di otto candidati (tra cui Renata Giunta, appoggiata da Pd e M5s) che lascia immaginare come scenario più probabile quello del ballottaggio. Di Trapani s’è già detto: la posizione di Turano rischia di avere riflessi sul “tagliando” alla giunta regionale che Schifani ha promesso entro l’estate, e Miceli (FdI) non avrà vita facile contro Tranchida e Brillante. A Ragusa il centrodestra parte già rassegnato, tranne un pezzo: il partito di Cuffaro, rappresentato dall’onorevole Ignazio Abbate, sostiene la corsa del sindaco uscente Peppe Cassì, che al suo fianco non voleva partiti ma vanta la presenza di Scateno. Un esperimento che sorvola l’immaginazione.

La scheda dei Comuni al voto

Sono 128 i Comuni siciliani che il 28 e 29 maggio voteranno per eleggere i propri sindaci e per rinnovare i Consigli comunali e circoscrizionali. I seggi saranno aperti domenica (dalle 7 alle 23) e lunedì (dalle 7 alle 15). La popolazione coinvolta è di 1.387.169 abitanti, di cui 301.104 anche per le elezioni dei sei Consigli circoscrizionali e dei rispettivi presidenti a Catania. In 113 centri (fino a 15 mila abitanti) si voterà con il sistema maggioritario, in quindici comuni (nei quali l’eventuale ballottaggio si terrà l’11 e 12 giugno) con quello proporzionale. I consiglieri comunali da eleggere sono 1.646 e le sezioni elettorali che saranno costituite sono 1.579.

L’elettore – sia per il Consiglio comunale che per quello circoscrizionale – può esprimere una o due preferenze nella stessa lista, ma di genere diverso: una femminile e una maschile. Il voto espresso per una lista si estende al candidato sindaco a essa collegato e non viceversa: il cosiddetto “effetto trascinamento”. Prevista anche la possibilità del “voto disgiunto”, che rende libero l’elettore di votare separatamente per un candidato sindaco e per una lista a questo non collegata. Sul sito istituzionale della Regione (www.elezioni.regione.sicilia.it) saranno pubblicate tre rilevazioni (domenica alle 12.30, 19.30 e 23.30 e lunedì alle 15.30) sull’affluenza degli elettori alle urne, con il raffronto dei dati rispetto alle ultime elezioni amministrative dei Comuni interessati.

Lo spoglio inizierà lunedì pomeriggio, subito dopo la chiusura delle operazioni di voto. I dati provvisori, man mano che verranno trasmessi dalle prefetture territorialmente competenti al dipartimento regionale delle Autonomie locali, saranno immessi sul sistema Idec (realizzato con la collaborazione dell’assessorato dell’Economia e della società Sicilia digitale), elaborati dal programma e pubblicati in tempo reale sul portale della Regione Siciliana (elezioni.regione.sicilia.it).

Tra i 128 Comuni chiamati alle urne ci sono quattro capoluoghi di provincia: Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani. Oltre ad altri 11 grossi centri: Licata, Aci Sant’Antonio, Acireale, Belpasso, Biancavilla, Gravina di Catania, Mascalucia, Piazza Armerina, Comiso, Modica, Carlentini. Cinque i Comuni attualmente commissariati: Catania, Aidone (En), Trabia (Pa), Modica (Rg) e Priolo (Sr). Al voto anche Barrafranca (En), che nell’aprile del 2021 è stato sciolto per mafia.

Questo l’elenco dei Comuni interessati al voto nelle varie province.

In provincia di Agrigento si rinnoveranno le amministrazioni di 14 Comuni. Si voterà con sistema proporzionale a Licata, mentre con il maggioritario a Burgio, Calamonaci, Castrofilippo, Cianciana, Grotte, Joppolo Giancaxio, Lucca Sicula, Menfi, Ravanusa, Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina.

In provincia di Caltanissetta si voterà in 5 Comuni, tutti al di sotto dei 15.000 abitanti: Delia, Milena, Montedoro, Riesi e Sutera.

Complessivamente sono 19 i Comuni della provincia di Catania nei quali si andrà al voto. Incluso il capoluogo, sono 7 i centri al di sopra dei 15 mila abitanti: Aci Sant’Antonio, Acireale, Belpasso, Biancavilla, Gravina di Catania e Mascalucia. I 12 Comuni nei quali si andrà al voto con sistema maggioritario sono Camporotondo Etneo, Castel di Iudica, Maletto, Mineo, Piedimonte Etneo, Riposto, San Cono, San Gregorio di Catania, Santa Venerina, Sant’Alfio, Valverde e Viagrande.

Nell’Ennese andranno alle urne 9 Comuni. Si voterà con il sistema proporzionale solo a Piazza Armerina, mentre negli altri centri con il maggioritario: Aidone, Assoro, Barrafranca, Catenanuova, Cerami, Gagliano Castelferrato, Leonforte e Troina.

In provincia di Messina sono 32 i Comuni nei quali si andrà al voto, in tutti con sistema maggioritario: Alì, Alì Terme, Capizzi, Casalvecchio Siculo, Castel di Lucio, Castell’Umberto, Fondachelli Fantina, Frazzanò, Furci Siculo, Gualtieri Sicaminò, Mazzarrà Sant’Andrea, Militello Rosmarino, Monforte Sangiorgio, Mongiuffi Melia, Montagnareale, Motta Camastra, Pace del Mela, Roccafiorita, Roccalumera, Roccavaldina, San Filippo del Mela, San Fratello, San Teodoro, Santa Domenica Vittoria, Santa Lucia del Mela, Sant’Agata di Militello, Scaletta Zanclea, Taormina, Tripi, Tusa, Ucria e Valdina.

In provincia di Palermo si voterà in 25 Comuni, tutti al di sotto dei 15 mila abitanti: Alimena, Baucina, Campofelice di Roccella, Campofiorito, Capaci, Casteldaccia, Castronovo di Sicilia, Cefalà Diana, Cerda, Collesano, Contessa Entellina, Geraci Siculo, Giuliana, Gratteri, Lercara Friddi, Marineo, Montemaggiore Belsito, Roccapalumba, Sciara, Sclafani Bagni, Trabia, Ustica, Ventimiglia di Sicilia, Vicari e Villafrati.

Nel Ragusano si voterà in 4 Comuni. Insieme al capoluogo andranno al voto con sistema proporzionale anche Comiso e Modica. Ad Acate si voterà col maggioritario.

Nel Siracusano la tornata elettorale coinvolgerà 8 Comuni. Insieme al capoluogo si voterà col proporzionale a Carlentini, mentre con il maggioritario a Buccheri, Buscemi, Francofonte, Palazzolo Acreide, Portopalo di Capo Passero e Priolo Gargallo.

Nel Trapanese si andrà al voto in 12 Comuni: si voterà con il proporzionale solo nel capoluogo, in tutti gli altri con il sistema maggioritario: Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Paceco, Pantelleria, Partanna, Poggioreale, San Vito Lo Capo, Santa Ninfa, Valderice e Vita.