Nei giorni scorsi Domenico Arcuri aveva provocato la stizza di Roberto Burioni, che lo aveva attaccato per alcune dichiarazioni un po’ superficiali rilasciate a “Che tempo che fa”, la trasmissione di Fazio su Rai 3: “Il virus non è sconfitto, verrà sconfitto soltanto con i vaccini. Circola ancora, dobbiamo tutti tener presente questo – aveva detto Arcuri -. Bisogna che tutti continuiamo ad avere comportamenti responsabili, che prescindono dall’età, dai luoghi e dalle esperienze. Bisogna fare un atto di fede negli italiani, che devono mantenere. Il primo punto che dovremo serenamente condividere è che i vaccini che abbiamo a disposizione sono largamente di meno, di quelli che ci era stato detto avremmo avuto a disposizione. Le regioni italiane hanno cominciato giustamente a conservarsi i vaccini necessari a somministrare la prevista seconda dose. Noi paesi fruitori abbiamo adesso un bel problema: abbiamo una quantità di vaccini largamente inferiore rispetto a quelli che erano scritti nei contratti che abbiamo firmato”. Ma è un avverbio – serenamente – a non essere andato giù a Burioni: “Mi ha colpito l’utilizzo di un avverbio, che dobbiamo accettare ‘serenamente’ che ci siano meno vaccini. Posso accettare serenamente la foratura di una gomma, ma se vado da un paziente in ospedale e gli dico che non ho gli antibiotici per curarlo, lui non lo accetta serenamente. Un ritardo nella consegna dei vaccini significa morti”.