Il nubifragio che si è abbattuto su Palermo è finito da un pezzo. E’ domenica mattina. I sottopassi di viale Regione Siciliana, come di consueto, sono chiusi e allagati. Si aspettano i 900 mila euro promessi dall’Ars, con una legge ad hoc, per ristorare chi era stato danneggiato dall’alluvione del 15 luglio, nel giorno della Santuzza. Ma manca una relazione del Comune, e la Regione non può andare avanti con l’erogazione delle somme. Chi ha avuto perdite dovrà aspettare. Alessandro Anello è amareggiato: “Quella di stanotte è la riprova di come questa città sia rimasta indietro in termini di programmazione – spiega il consigliere comunale, che da qualche giorno è anche commissario cittadino della Lega –. Non solo non impariamo dagli errori, ma stiamo continuando a ripeterli. A distanza di cinque mesi non è cambiato nulla. Avevano promesso di ripulire le caditoie, di intervenire sulla rete fognaria. Invece è tutto fermo”.

Qualche giorno fa è andata in gara la bonifica e la messa in sicurezza del “Ferro di Cavallo” a Mondello. E’ un primo passo.

“E’ un’opera che aspettiamo da vent’anni, ma ha poco a che fare con quello che serve per evitare quello che è successo fino a ieri notte”.

Nel Recovery Fund, da più parti, si sollecita la realizzazione della Pedemontana, che permetterebbe di attraversare la città da parte a parte, senza intasare il traffico su viale Regione. Almeno questo è un passo avanti.

“Obiettivamente è un progetto importante, di cui si erano gettate le basi qualche anno fa. Ma a causa dei costi elevati, si è preferito andare oltre. Avrebbe una forte valenza per Palermo e per tutta la Sicilia occidentale. Chi deve raggiungere Messina partendo da Trapani, è costretto ad attraversare la città. E’ inconcepibile. Con la Pedemontana, sarebbe diverso. Mi lasci dire, però, che gli argomenti all’ordine del giorno dovrebbero essere altri”.

Uno a caso: il cimitero dei Rotoli. E’ un’immagine che umilia la memoria dei defunti e la dignità dei vivi.

“Prima dell’arresto dell’ex direttore, a inizio ottobre, la Lega aveva presentato un esposto in procura. Mi dispiace ripetermi, ma anche in questo caso il problema viene da lontano. Noi avevamo spinto per la realizzazione di un secondo cimitero e per l’acquisto di un nuovo forno crematorio, col sistema del project financing. Erano opere assolutamente fattibili. Se l’Amministrazione ci avesse pensato a tempo debito, sarebbero già concluse. Invece, preferisce vivere alla giornata. Oggi ci ritroviamo con 500 bare in deposito. E’ una situazione inaccettabile e vergognosa”.

Le cremazioni sono state “trasferite” a Messina. Questo comporta un ulteriore esborso a carico delle famiglie.

“Il problema dei cimiteri ha una doppia natura: infrastrutturale, perché non si è mai pensato di realizzare un altro cimitero, in grado di servire la città; e gestionale, come si evince dagli ultimi accadimenti, anche di carattere giudiziario. I dirigenti hanno il compito di eseguire direttive dell’assessore al ramo. Ma l’assessore ai cimiteri si è dimesso da mesi, e l’idea che debba essere il sindaco a occuparsene personalmente non mi rassicura”.

Secondo lei, Orlando ha il controllo della macchina amministrativa?

“Macché. Siamo di fronte a una barca che fa acqua da tutte le parti. I problemi vengono fuori con cadenza regolare, e nessuno dà la sensazione di poterli risolvere. Guardi cosa accade con l’edilizia privata: un sacco di concessioni sono ferme per l’assenza dei dirigenti. Quanto tu rilasci una concessione, dai alle imprese la possibilità di lavorare, fai aprire cantieri, crei posti di lavoro, immetti nuove risorse nei circuiti economici della città. Ma se le concessioni non vengono rilasciate, tutto si paralizza, come nel caso dell’imprenditore che avrebbe voluto aprire l’Ostello Bello. In qualunque parte d’Italia gli avrebbero dato il via libera: fra l’altro, è un progetto di rigenerazione urbana”.

Negli ultimi giorni si è bloccata anche la raccolta dei rifiuti. Bellolampo è piena e non si intravedono soluzioni, anche perché Rap e assessorato regionale all’Energia non fanno altro che litigare. Di chi è la colpa?

“In questa vicenda ci sono delle corresponsabilità. Ma partiamo da un dato certo: la Rap è una società partecipata al 100% dal Comune di Palermo. Il socio unico non ha mai imposto un cambio di passo rispetto alla gestione precedente (Amia, ndr). Se la raccolta differenziata è a livelli ridicoli rispetto al resto d’Italia, vuol dire che hai fallito. Se poi ci metti la querelle con la Regione e la difficoltà oggettiva nel portare avanti lo smaltimento a Bellolampo, la frittata è completa. Però mi lasci dire una cosa…”.

Prego.

“Tra i problemi di Rap ci sono i numerosi pensionamenti, che hanno portato a una notevole riduzione dell’organico, i disallineamenti di bilancio e, soprattutto, il problema della manutenzione di strade e marciapiedi. A un certo punto, in maniera disorganica e per niente strutturale, hanno scelto di trasferire il personale da una mansione all’altra, col risultato che hai fatto male la differenziata e malissimo la manutenzione. Semplicemente, hai sbagliato tutto”.

Teme per il futuro di Palermo?

“Quando è stata presentata la mozione di sfiducia contro il sindaco, ho chiesto ai consiglieri della pseudo-maggioranza di risparmiarci un ulteriore stillicidio da qui al 2022. Perché la verità è che si naviga a vista. In una fase drammatica come quella attuale, servirebbe un punto di riferimento, una guida stabile. Invece il sindaco un giorno chiude le scuole e il giorno dopo le riapre; finge di non essere in possesso dei dati sui ricoveri, pur frequentando ogni giorno i tavoli istituzionali più importanti; lascia in vigore la zona a traffico limitata, mentre il Dpcm consiglia di aumentare il traffico veicolare. Col paradosso che sospende la Ztl, quando a causa del coprifuoco non va in giro più nessuno. La sua è una gestione a dir poco scellerata”.

La Lega, con la sua rappresentanza in Consiglio, ambisce a esprimere il prossimo candidato sindaco del centrodestra?

“Stiamo già pensando alla Palermo del 2022, abbiamo già organizzato i tavoli tematici. Da nuovo commissario cittadino della Lega, l’idea è di portare avanti un partito che possa governare, nella misura in cui riesca a fare squadra con le altre forze del centrodestra. E’ importante dar vita a una coalizione vincente, in grado di esprimere una squadra di governo serio. L’attuale non lo è. In tre anni e mezzo Orlando ha cambiato quasi 60 assessori: ritengo che in pochissimi siano all’altezza del ruolo che gli è stato assegnato. Noi vogliamo gente con esperienza, che conosca la macchina amministrativa di Palermo e non tema di mettere mano ai numerosi problemi che affliggono questa città”.

Ce ne dica alcuni, al netto di quelli che abbiamo già raccontato.

“La nostra pianta organica è vetusta. Non riusciamo a rimpiazzare chi sta andando in pensione. Mancano i dirigenti tecnici: non si può portare avanti l’attività amministrativa con un solo ingegnere capo area. Bisogna lavorare su questo. E, a differenza di Orlando, senza personalismi. Fra 18 mesi, purtroppo, la città sarà in condizioni persino peggiori rispetto alle attuali”.

Il trambusto della Lega, seguito all’arrivo di Figuccia, si è risolto a tarallucci e vino?

“In realtà non ci sono mai stati problemi all’interno del partito, ma solo la necessità di trovare la quadra. Grazie a Matteo Salvini e Stefano Candiani l’abbiamo trovata alla grande. Abbiamo creato una squadra che farà crescere la Lega a Palermo e in Sicilia. Io con i Figuccia ho un rapporto storico: nella mia duplice mansione – da commissario cittadino e da responsabile Enti locali Sicilia occidentale – svolgerò assieme a Vincenzo un’attività intensa per tutti gli 82 comuni della provincia di Palermo. Dopo le Amministrative ci saranno le Regionali: in quell’occasione dovremo presentare una lista forte che ci permetta di strutturare definitivamente il partito in Sicilia”.