Di fronte a quanto accaduto, è perfino troppo facile e scontato dire che Luca Palamara, ex presidente dell’Anm rimosso ieri dalla magistratura, è un capro espiatorio. Il problema è capire perché uno dei tre poteri dello Stato nella sua espressione più istituzionale, quella del Csm, abbia accettato di esporsi in maniera così sfacciata a una critica radicale che, sulla sentenza disciplinare emessa ieri, viene mossa dalla quasi totalità del quadro politico, del mondo giudiziario e forense e dei maître à penser del giornalismo giudiziario. Perché abbia confezionato in maniera così scoperta un processo lampo, animato da logiche e regole sommarie, nel tentativo irrealistico di cauterizzare una ferita purulenta ormai irrimediabilmente infettata, scambiandola per un foruncolo da rimuovere in superficie. Continua sull’Huffington Post