Da tempo Giorgia Meloni e Nello Musumeci si guardano ma non si sfiorano. Non si è ancora rimarginata la ferita per il voltafaccia alle Europee, quando non solo il governatore siciliano decise di starsene in panchina, ma – rifiutando la medesima alleanza delle Politiche – arrivò a ribadire che un partito come Fratelli d’Italia sarebbe sempre rimasto al 2 o 3%. A maggio fu smentito, e nell’Isola i sovranisti presero quasi il 7%, portando in Europa Raffaele Stancanelli. Ci sarà anche l’ex sindaco di Catania alla kermesse di Muovitalia, organizzata da Salvo Pogliese, che ieri è stata inaugurata proprio dalla leader di Fratelli d’Italia. Che alla Sicilia negli ultimi tempi è molto affezionata. Di recente aveva partecipato agli Stati Generali del Turismo organizzati dall’assessore Manlio Messina, unica rappresentante di FdI nella giunta di governo (anche se di fresca nomina).

Ma è proprio con questo governo dell’Isola che la Meloni non sembra avere molto a che fare. Qualche tempo fa, in un’intervista, ebbe da ridire sulle mosse di Musumeci. Oggi, invece, conferma la lealtà del suo partito, pur essendo – a palazzo dei Normanni e in giunta – sottodimensionata rispetto a fuori. Dove gli ex missini hanno persino strappato il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, grazie a una coalizione ben diversa da quella che regge la Sicilia. Altrove c’è la Lega, qui ci sono i centristi. Altrove c’è Salvini, qui c’è Musumeci. E la Meloni, che non sarà esattamente sicula ma s’informa, ha saputo che “la coalizione che sostiene Musumeci nelle ultime ore ha avuto una battuta d’arresto” ma tuttavia “Fratelli d’Italia resta una forza centrale e leale dell’alleanza” ha spiegato a La Sicilia. E fra le righe, un suggerimento l’ha fornito: “Serve maggiore dialogo fra giunta e forze di maggioranza. Speriamo che il governo sia più attento alle proposte che portiamo”.

Fino al termine di questa partita – che si preannuncia complicata – la Meloni starà ad osservare, ma quando sarà il turno della Sicilia, perché quel momento arriverà, potrebbe recitare un ruolo da protagonista. E dare le carte. Salvo Pogliese, per esempio, abbandonata Forza Italia, è tornato ad abitare nella sua vecchia casa. E’ un sindaco rampante, che potrebbe appropriarsi in fretta di palazzo d’Orleans. In modo gagliardo, quasi sfrontato. Un nome più che spendibile: “Fratelli d’Italia è in crescita esponenziale e ha una classe dirigente di altissimo livello – ha detto la Meloni –. Ma bisogna fare ogni cosa a suo tempo”. E’ ancora presto per bruciare un nome, ma su Pogliese potrebbe convergere anche la Lega, che nell’Isola è tuttora priva di una vera guida spirituale.