Antonio Tajani non meritava questo calcio del destino. Da ministro degli Esteri ha fatto molte cose buone in mezzo mondo. Ha affrontato con fermezza i giorni tremendi della guerra in Ucraina, ha esercitato la sua influenza su Bruxelles e ha sbloccato finanziamenti europei che contribuiranno non poco a tenere in piedi l’Italia. Poi, in un giorno di fine luglio, è sbarcato a Palermo per ottemperare ai suoi doveri di segretario di Forza Italia. E da qui, trascinato in una marchetta clientelare da Renato Schifani, ha chiamato al telefono Nico Torrisi, capo in testa di Fontanarossa, per complimentarsi di come è stata gestita l’emergenza all’aeroporto di Catania. Lui non se n’è accorto, ma la sua telefonata ha fatto ridere l’altra metà del mondo. Quella di migliaia di viaggiatori sballottati, da due settimane, in un inferno del quale nessuno intravede ancora la fine.