Le Olimpiadi sono un evento storico e sportivo atteso con trepidazione, sia degli atleti che dal pubblico mondiale. Il nome, infatti, è stato scelto per ricordare e continuare la tradizione dei Giochi olimpici antichi che si svolgevano nell’Antica Grecia, presso la città di Olimpia, nei quali si confrontavano i migliori atleti greci.

Giochi estivi e invernali, a partire dalle prime iterazioni moderne del 1896, hanno fatto la storia non solo per le performance atletiche ma anche per le collaborazioni iconiche con le case di moda: la prassi secondo cui uno stilista disegna le divise delle squadre olimpiche risale agli anni ’40.

A volte, si è pensato che gli atleti risultassero vincenti proprio a partire dall’outfit, come successe per la tuta attillata di Cathy Freeman alle Olimpiadi di Sydney del 2000, che le valse l’oro nei 400 metri. Il prodotto di un progetto lungo tre anni studiato da Eddy Harber, chiamato Nike Swift Suit.

Quest’anno, ai Giochi di Tokyo 2021, a firmare le divise degli atleti italiani è stato Giorgio Armani, a partire dalla cerimonia d’apertura del 22 luglio, per continuare con le Olimpiadi Invernali di Pechino nel 2022: EA7 Emporio Armani è il brand ufficiale del team italiano, in collaborazione con il CONI. Per la serata inaugurale, gli atleti hanno indossato un completo in poliestere tricot shiny riciclato bianco, con una grafica ispirata al Sol Levante.

Ma oltre i brand iconici, l’innovazione moda di queste Olimpiadi sta nelle forme: le ginnaste tedesche scendono in pista con il body integrale, al posto di quello sgambato tradizionale, per lottare contro la sessualizzazione del corpo delle atlete. La protesta della nazionale tedesca ha avuto inizio alle gare di qualificazione delle olimpiadi di Tokyo, se agli atleti maschi è permesso indossare tute coprenti, non si vede per quale ragione sia inadatto che le atlete possano godere dello stesso trattamento.

Gesto che non si può non ricollegare ad un orrendo fatto di cronaca che è, purtroppo, finito nel dimenticatoio: stiamo parlando dello scandalo che ha coinvolto Larry Nassar, ex medico della nazionale di ginnastica statunitense, condannato a 176 anni di carcere per aver perpetrato per anni abusi e molestie sessuali nei confronti di centinaia di atlete.

Il gesto delle atlete tedesche è già il secondo di questo filone, le apripista sono state le atlete della nazionale norvegese di Beach Handball che si sono rifiutate di gareggiare in Bulgaria indossando il bikini: per loro una multa per violazione delle regole sulle divise ufficiali, a favore di un indumento “troppo coprente”.

Queste olimpiadi rimarranno sicuramente nella storia, sia per i risultati sportivi sia per i segnali di cambiamento sociale che lasciano trapelare.