La Regione incappa nell’ennesima figuraccia: senza un provvedimento normativo ad hoc, non potrà garantire il co-finanziamento dei bandi europei, alcuni dei quali già pubblicati e in attesa di pagamento. Le imprese, di conseguenza, non vedranno un centesimo, almeno finché qualcuno non ci metterà mano. Il co-finanziamento vale il 7% della spesa comunitaria, mentre i bandi rimasti bloccati sono quelli a valere sulla programmazione Fsc 2014-20. I settori più colpiti, secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Sud, sono l’agricoltura, le attività produttive e la Formazione professionale: sono rimasti incagliati sia l’Avviso 8, che destina 136 milioni ai corsi che scattano il prossimo autunno; ma anche l’Avviso 2, di cui è congelata l’ultima tranche da 22 milioni per gli enti gestori (per il pagamento degli stipendi).

La questione è stata approfondita da Confindustria Sicilia, che ha chiesto al presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, di farsi carico della questione: “Riceviamo ogni giorno segnalazioni da parte delle nostre imprese associate relativamente ai fondi a valere sul Po Fesr 2014/20, che ancora non vengono erogati – spiega il presidente Alessandro Albanese -. Ritardi gravi in tempi normali, intollerabili adesso. Da mesi sollecitiamo la Regione ad erogare quanto dovuto, ma nulla è stato fatto. Addirittura adesso si scopre che in cassa non c’è più un euro e che occorre attendere la manovra di assestamento per rimpinguare il capitolo destinato alla quota di cofinanziamento. E, cosa ancor più grave, che tutto potrà avvenire non prima di metà settembre. Una follia. Le imprese non vanno in vacanza e il rischio fallimento incombe anche ad agosto. Per questo facciamo appello al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, e a tutte le forze parlamentari, affinché si preveda una sessione straordinaria immediata per garantire alle aziende quanto loro dovuto. Sarebbe innanzitutto un atto di civiltà e di responsabilità”.

Nuccio Di Paola, deputato regionale del Movimento 5 Stelle e componente della commissione Bilancio, si scaglia sull’esecutivo: “Questa è solo l’ultima disfatta a cui ci ha abituato il governo del presidente Musumeci. Quando la propaganda si scontra con la dura realtà, a farne le spese in tutti i sensi sono purtroppo i siciliani già duramente provati da zone rosse ed emergenza covid”. Sulla questione interviene anche Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars: “Diverse associazioni di categoria stanno facendo sentire la loro voce e stanno rappresentando il disagio di imprese che non riuscendo neppure ad accedere al credito ‘girando come garanzia’ le fatture della Regione, sono costrette a licenziare se non addirittura a chiudere. Questa situazione è inaccettabile, il governo Musumeci sta affossando il nostro tessuto imprenditoriale”.

L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, durante un intervento a Sala d’Ercole ha provato a rassicurare: “Non è vero che non ci sono i soldi. Abbiamo quattro miliardi in cassa”. Il co-finanziamento dei fondi europei verrà ripristinato entro giovedì – ha promesso Armao – con 15 milioni di euro: “Ho depositato un emendamento che sarà votato domattina dalla commissione Bilancio. Mentre in giunta completeremo l’accertamento dei residui con la possibilità di sbloccare i pagamenti. Cosa che non è ascrivibile all’assessorato al Bilancio, ma all’intera amministrazione. Finché non si chiude l’accertamento dei residui, il Bilancio non raggiunge la quadra”.

Il vicegovernatore si è soffermato sulla situazione più generale dei conti: “Dopo la parifica, il disavanzo ammonta a 170 milioni, che sono ampiamente recuperabili e sostenibili. Le opposizioni prospettano un allarme sociale che non esiste. Continuare a fare terrorismo sui conti non serve ai siciliani. Il miliardo che manca – ha spiegato Armao, riferendosi ai tagli eventuali per gli esercizi 2022-23 – in realtà non manca. Manca l’accordo con lo Stato per individuare il contributo della Sicilia alla finanza pubblica. C’è un cordialissimo confronto in corso con il ministro dell’Economia”. E ancora: “Il concorso delle Regioni a statuto speciale deve essere pattuito fra lo Stato e le singole Regioni. L’ultimo accordo è scaduto il 20 luglio 2020, per cui la cifra deve essere riquantificata. Avverrà entro settembre. Nel frattempo, assieme al presidente della seconda commissione, Riccardo Savona, abbiamo deciso che è opportuno non spendere quel miliardo, ma accantonarlo. Se l’aula, viceversa, decide di versare un miliardo ancorché non dovuto, si assumerà le proprie responsabilità. Io mi batterò come posso per una soluzione diversa”.