La capacità di spesa della Regione è vincolata a un “patto di ferro” con Roma, che entro la settimana – ma solo in cambio di un pacchetto di riforme, stavolta vere, da parte del governo Musumeci – dovrebbe acconsentire alla spalmatura in dieci anni di un disavanzo superiore al miliardo. Una cifra monstre. Riforme che prevedono le riduzione della spesa pubblica e l’abbattimento degli sprechi (a partire dai costi delle partecipate, male endemico della poverissima Sicilia) su cui palazzo d’Orleans ha a lungo tergiversato.

Fino al “via libera” di palazzo Chigi, però, la Sicilia rimarrà coi rubinetti a secco. In seconda commissione, all’Assemblea regionale, deve ancora concludersi l’iter dell’esercizio provvisorio, che dalla sua entrata in vigore (per almeno un paio di mesi) consentirà la spesa in dodicesimi, cioè in base al Bilancio approvato lo scorso anno. E con una capacità di programmazione pressoché azzerata. Anche la seduta d’aula prevista per oggi potrebbe concludersi con una fumata nera. “La situazione è drammatica – esordisce Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico all’Ars – Al 12 gennaio non c’è neppure l’esercizio provvisorio e la giunta non ha approvato il Bilancio di previsione 2021-23. Il governo brancola nel buio”.

Da cosa dipende?

“Dal fatto che la Regione sta ancora trattando con lo Stato per la rateizzazione di un disavanzo relativo al rendiconto 2018, di cui è totalmente responsabile il governo Musumeci. L’autorizzazione era già arrivata col decreto legislativo n.158 del 2019, che però poneva precisi obblighi a carico della Regione. Che la Regione, però, non ha rispettato”.

Che tipo di obblighi?

“Ad esempio, la trasmissione al governo nazionale di un piano di riforme economiche per il contenimento della spesa e la limitazione degli sprechi. Questo documento non è mai arrivato a Roma”.

C’era un termine perentorio di 90 giorni.

“Infatti. I termini scadevano a marzo 2020. Siamo a gennaio 2021 e il governo nazionale ancora aspetta. Mi auguro che entro la settimana si possa raggiungere un’intesa, per poi passare all’approvazione dell’esercizio provvisorio”.

Nel frattempo che succede?

“Che la Regione siciliana è in “gestione provvisoria”: significa che può attivare solo la spesa obbligatoria, per evitare gravi danni al proprio patrimonio. E’ la seconda volta che accade. Testimonia il fatto che il governo non ha alcuna programmazione finanziaria”.

Cosa serve in questa fase di pandemia alla Sicilia?

“Provvedimenti immediati”.

Quali?

“Ad esempio sul versante del trasporto pubblico locale. Ho letto ieri che nel solo comune di Firenze, per consentire ai ragazzi il distanziamento a bordo e di poter raggiungere le scuole in sicurezza, sono stati previsti 300 autobus aggiuntivi. Nelle città della nostra regione, zero. Il governo nazionale ha messo a disposizione dei fondi per potenziale il trasporto pubblico locale, una misura necessaria per garantire lo svolgimento delle lezioni in presenza alle superiori e non solo: ma di questo potenziamento in Sicilia non c’è traccia. Questo fa sì che le scuole debbano operare solo con la didattica a distanza. E’ un esempio chiaro di inefficienza da parte del governo regionale, che pesa sulle nuove generazioni e sulle famiglie”.

La campagna vaccinale fa registrare picchi sui numeri, ma qualche difficoltà nella forma. Che cosa sta succedendo?

“Siamo in attesa di conoscere qual è il piano regionale per la vaccinazione anti Covid. Quello che la Regione sta portando avanti, infatti, non corrisponde alle previsioni del programma nazionale approvato e raccomandato dal Ministero della Salute”.

In che senso?

“Il piano nazionale, ad esempio, prevede che tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea contro il Covid, debbano ricevere la somministrazione del vaccino in via prioritaria. In Sicilia non sta avvenendo: il governo regionale, infatti, ha escluso categorie molto esposte come quella degli odontoiatri. Di contro, leggiamo che in alcune realtà i vaccini vengono somministrati ai passanti per non essere sprecati. Ciò avviene in assenza di una corretta programmazione. Va bene vaccinare i passanti, ma il problema è che quelle dosi mancheranno per tutti gli operatori impegnati in prima linea per contrastare l’emergenza. Sono disfunzioni che non ci possiamo permettere”.

Della vecchia Finanziaria di cartone ben poche misure sono state attuate. Anche se di recente, il Cipe ha approvato la seconda delibera di riprogrammazione per oltre un miliardo. Quali sono le difficoltà?

“Ieri ho sentito un sindaco che mi diceva di aver ricevuto il nuovo finanziamento della Protezione civile nazionale per l’emergenza viveri. Roma, dopo aver rifinanziato la misura rivolta alle popolazioni più svantaggiate, ha già erogato i fondi, dando ai comuni la possibilità di pubblicare i bandi. Lo stesso sindaco mi diceva, però, che continua ad avere ingenti difficoltà per impegnare e rendicontare le spese che riguardano i trasferimenti regionali per la stessa finalità. Questo perché le procedure adottate a Palermo sono molto più farraginose. Il governo si muove con lentezza. Pensi che in una delle ultime sedute d’aula prima delle vacanze, abbiamo dovuto sbloccare il ristoro per i taxi e i noleggi con conducente, che non avevano ancora ricevuto il sussidio previsto dalla Legge di Stabilità. Questi ritmi penalizzano i cittadini e le categorie produttive”.

Con la sessione finanziaria appena inaugurata, non ci sarà spazio per altre riforme di settore. Il parlamento siciliano rischia di rimanere ingessato?

“In realtà si potrebbe continuare a lavorare in aula, per approvare leggi che non comportano copertura finanziaria, e nelle commissioni. La scorsa settimana, però, sono state disdette le riunioni di tutte le commissioni parlamentari. E’ un fatto da stigmatizzare, che spesso si ripropone per l’assenza degli assessori: non tutti e non sempre sono disponibili a partecipare, quando in realtà sarebbe necessario… Ma le assicuro che ci sono riforme ferme da troppo tempo, come quella sul sistema dei rifiuti, e altre che dovrebbero affrontare temi di emergenza e urgenza come sanità e servizi sociali. La loro mancata approvazione potrebbe avere ripercussioni negative sui siciliani”.

Incombono alcune scadenze elettorali, come a Palermo e alla Regione. Pd e Cinque Stelle, destinate a duettare nel nuovo “campo largo”, esprimeranno una candidatura a testa?

“Io credo che è tempo di pensare ai problemi dalla gente, delle categorie produttive, delle imprese, dei lavoratori. Siamo in piena pandemia. Bisogna concentrare tutte le energie a sconfiggere il Covid. Per le elezioni c’è tempo”.