Macché crisi. A due anni dalle elezioni nessuno ha interesse a sfasciare il comodo governo di Renato Schifani. Meno che meno il partito di Giorgia Meloni, che pure ha messo in piedi il teatrino di disertare la giunta e di non avallare la conferma di Salvatore Iacolino alla Programmazione della Sanità. Fratelli d’Italia non ha né la forza né l’autorevolezza per sopportare i contraccolpi che una rottura del quadro politico comporterebbe. Gli scandali hanno già decapitato il vertice e il commissario Sbardella fa davvero fatica a mantenere compatte le truppe. La prova di forza su Iacolino l’ha voluta l’ex assessore Ruggero Razza, orfano di punti di riferimento dopo la caduta del suo amico Croce dall’Asp di Trapani. Ma la solidarietà dei camerati non è andata oltre il teatrino di Palazzo d’Orleans. Dove vige un principio: ciò che la sanità divide, le mance uniscono.