Giornata di audizioni all’Ars. Protagonista è l’ultimo reduce dell’assessorato alla Sanità, Mario La Rocca, da poco promosso a dirigente del Dasoe, il ripartimento delle Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico. All’incontro in commissione Salute, trasmesso in streaming, non era presente l’assessore ad interim Nello Musumeci. Nella prima parte si è parlato soprattutto della situazione palermitana. “A Palermo c’era una evidente escalation dei contagi, in particolare per la diffusione delle varianti – ha spiegato La Rocca di fronte ai membri della commissione e alla presidente La Rocca Ruvolo -. Abbiamo i primi casi di virus in soggetti già vaccinati. Ecco perché è stata adottata la zona rossa in tutta la provincia. Se non fossimo intervenuti su Palermo – ha aggiunto – avremmo rischiato di far diventare ‘rossa’ tutta la Sicilia”.

La decisione adottata dal presidente Musumeci con un’ordinanza, è stata oggetto di un durissimo scambio di vedute fra la struttura commissariale di Renato Costa e il comune di Palermo, relativamente ai dati ufficiali. Secondo Costa erano inferiori alla soglia critica dei 250 casi per 100 mila abitanti, che fa scattare in automatico le massime restrizioni: “In quella settimana – ha ribadito La Rocca – il dato era di 209 contagi su 100 mila abitanti, ma la grande diffusione delle varianti e il notevole impegno delle strutture sanitarie ci dava la percezione di un’incidenza maggiore. Infatti i dati consolidati ci dicono che l’indice era 279 casi su 100 mila abitanti. Grazie ai provvedimenti di chiusure non siamo ancora arrivati alla saturazione” dei reparti d’ospedale, ha aggiunto il dirigente. Il quale s’è soffermato pure sulla campagna vaccinale, che nel prossimo weekend vedrà coinvolti (con AstraZeneca) i soggetti della fascia 60-79 anni senza prenotazione: “Siamo gli unici assieme al Lazio ad aver aperto le vaccinazioni agli over-60”. Sulla percentuale relativa agli over-80, invece, La Rocca ha spiegato che “siamo indietro perché molti anziani, per problemi tecnologici o rifiuto del vaccino, non hanno prenotato. Ho già segnalato alle Asp nomi e cognomi, assieme al medico di famiglia”. E’ quella che Musumeci ha ribattezzato “operazione nonni”: dovrebbe consentire di inoculare la prima dose per tutti entro aprile.

All’audizione ha partecipato pure Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid a Palermo, che ha difeso il lavoro dei suoi uffici e del personale sanitario: “Le nostre Usca svolgono 800 visite domiciliari al giorno. E’ un’attività di altissimo livello che serve a prevenire l’aggravamento del paziente a casa. Palermo – ha specificato inoltre il medico sindacalista – è al 94% del tracciamento. Il numero dei contagiati è aumentato a causa delle varianti, ma per tracciamento e screening siamo ai primissimi posti” a livello nazionale. “E’ questo il motivo per cui abbiamo evitato il tracollo degli ospedali”. Costa ha poi elencato alcuni numeri: alla Fiera del Mediterraneo si svolgono, mediamente, 2.500 test rapidi al giorno, ma lo screening prosegue pure all’aeroporto di Punta Raisi, oltre che nei porti di Palermo e Termini Imerese (1.500 tamponi circa nel complesso).

La Fiera del Mediterraneo, grazie al prolungamento dell’orario fino alle 24, sarà in grado di inoculare fino a 4 mila vaccini al giorno: “E da un mese non ci sono più file, il flusso è regolare e il personale non manca”. Oltre a evidenziare il ‘tappo’ di AstraZeneca, Costa ha sottolineato che grazie all’arrivo di 16 mila dosi Pfizer questa settimana la copertura è garantita, ma l’auspicio è di arrivare presto alle 12 mila vaccinazioni giornaliere in tutta la provincia, come richiesto dal commissario nazionale Figliuolo.

Insoddisfatti i Cinque Stelle, che hanno richiesto (e ottenuto) la trasmissione della seduta in streaming: “L’unica nota positiva” è che “si è tornati, anche se incidentalmente, alla trasparenza delle dirette streaming delle commissioni. Per il resto, tempo perso, o quasi, con il governo reticente e il presidente della Regione grande assente, che pretende di fare l’assessore alla sanità a tempo perso, mentre tutto intorno sta crollando”. “Temevamo – dice Francesco Cappello – che andasse così, e, purtroppo, così è andata. Altro che chiarezza, i dubbi che avevamo all’entrata li abbiamo ancora all’uscita.  Il plenipotenziario La Rocca non è andato oltre le 4 paginette di relazione, con numeri tutti da verificare. Nessuna soluzione è stata messa in campo per uscire dalla zona rossa in provincia di Palermo o per evitare che la Sicilia intera diventi zona rossa. Quando si dichiara la zona rossa (a proposito, che fine ha fatto il comitato tecnico scientifico?) ci si arrende al virus, e tacitamente si afferma la totale incapacità di controllare il virus e quindi la pandemia. Tracciamento, monitoraggio e sorveglianza sono miraggi ancora oggi e nonostante sia trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia”.

“Ancora oggi – afferma l’on. Pasqua – rimangono tanti problemi mai risolti dal governo regionale. Medici delle Usca mancanti, medici degli hub vaccinali non sufficienti, difformità di distribuzione vaccini fra le Asp siciliane, mancanze di materiali per analisi tamponi molecolari, modalità di raccolta dei dati farraginosa, CTS sparito dai radar, dispositivi di protezione individuale senza indicazioni di certificazione distribuiti in ospedali e postazioni 118”. “Gravissima – sottolinea De Luca – l’assenza dell’assessore ad interim della sanità, Musumeci. Il presidente non può esercitare il compito della sanità nel tempo libero. Tra le mille e più carenze che abbiamo denunciato in questi mesi c’è lo stato di avanzamento della rete Covid i cui lavori dovevano essere completati quasi tutti entro il 31 marzo mentre oggi siamo in alto mare. Balza agli occhi purtroppo anche la questione relativa all’acquisto dei due macchinari utili a processare 4000 tamponi al giorno ciascuno per un costo complessivo di 2 milioni 350 mila euro e che dovevano essere installati a Palermo e a Messina. Ebbene, quello di Palermo risulta messo in funzione, mentre quello di Messina è ancora inattivo perché carente dei materiali di consumo”.

Fava chiede nomi e cifre in commissione Antimafia

Dopo l’audizione in sesta commissione, Mario La Rocca si è spostato in commissione Antimafia, dove il presidente Claudio Fava ha calendarizzato una serie d’incontri dopo le bufera che ha investito la sanità con l’inchiesta della Procura di Trapani. Fava, come riporta su Live Sicilia Riccardo Lo Verso, ha puntato i fari su alcune imprese continuano a lavorare con gli ospedali pubblici siciliani nonostante siano finite nello scandalo dell’inchiesta ‘Sorella sanità’, che ha coinvolto fra gli altri Antonio Candela e Fabio Damiani, ex direttore generale dell’Asp di Trapani nonché responsabile della Centrale unica di Committenza.

È stata proprio la Cuc a stabilire che alcuni appalti, al di là dell’esito dell’indagine della Procura di Palermo, dovessero proseguire per garantire il funzionamento della macchina sanitaria. Sul punto Fava ha chiesto se l’assessorato regionale alla Sanità abbia ritenuto necessario avviare un report per capire cosa stia accadendo. “A che serve un report – risponde La Rocca – se la Cuc ha deciso di andare avanti? Significherebbe buttare la palla in avanti senza costrutto”. Ma la Commissione non si è detta d’accordo, tanto da inviare una richiesta formale a tutti gli organismi competenti, dalle Asp all’assessorato, per conoscere non solo lo stato degli appalti, ma per chiedere notizie sulle consulenze affidate durante l’emergenza Covid. Servono “dati, nomi e cifre certe” per smascherare eventuali “percorsi personali e non pubblici”, anche nelle tante assunzioni che sono state fatte in questi mesi.

Il resto dell’audizione ha seguito due direttrici: da un lato il caos dei dati, anche se La Rocca – come ha fatto nei giorni scorsi Musumeci – ha parlato della presenza di due canali di trasmissione: uno dell’Istituto Superiore di Sanità (utilizzato per decidere i colori delle regioni), l’altro della Protezione civile regionale, che spesso viene riallineato (come accaduto qualche giorno fa, con la comparsa di 258 nuovi decessi). L’altro tema, invece, è il ruolo del Comitato tecnico scientifico regionale, che da mesi non esprime più pareri sull’andamento epidemiologico. Secondo La Rocca perché non è stato necessario: il quadro epidemiologico, infatti, non è cambiato.