Il governo Musumeci è orientato a proclamare lo stato di calamità e a chiedere a Roma la dichiarazione dello stato di emergenza per gli incendi che hanno distrutto centinaia di ettari di vegetazione nell’ultimo fine settimana. La decisione è arrivata nella seduta della Giunta, tenutasi ieri a tarda serata. Per poter procedere in tal senso si aspetta la relazione sulla stima dei danni alla quale stanno già lavorando quattro dipartimenti regionali: Protezione civile, Corpo forestale, Sviluppo rurale e Agricoltura.

Ieri, il presidente della Regione Nello Musumeci, accompagnato dall’assessore all’Ambiente Toto Cordaro, ha effettuato un sopralluogo sulle montagne di Altofonte, in provincia di Palermo, teatro sabato scorso di un vasto rogo che ha mandato in fumo oltre 900 ettari di vegetazione. Il governatore, accolto dalla sindaca di Altofonte Angela De Luca e da quello di Piana Degli Albanesi Rosario Petta, si è intrattenuto alcuni minuti nell’Aula consiliare del Comune per ascoltare il racconto di quei drammatici momenti, che hanno portato all’evacuazione temporanea di circa 400 abitanti che soltanto dopo molte ore sono rientrati nelle loro abitazioni. I primi cittadini hanno ringraziato il governatore per la tempestività dell’intervento dei mezzi di soccorso regionali, e per la vicinanza dimostrata dal governo dell’Isola alla comunità.

“Dobbiamo trarre esperienza per potere eliminare alcune disorganizzazioni o alcuni disguidi verificatisi nelle scorse ore – ha detto Musumeci -. I responsabili devono essere individuati e perseguiti con severità. Nel frattempo ai cittadini dobbiamo dare la sensazione che le istituzioni ci sono. Sono al loro fianco. C’è da ricostruire un patrimonio di vegetazione irrimediabilmente compromesso, e capire cosa fare per evitare che sulle macerie di questa calamità se ne possono accumulare delle altre”.

Il presidente della Regione e l’assessore all’Ambiente hanno poi raggiunto il Bosco della Moarda, duramente colpito dalle fiamme, e lì si sono intrattenuti diversi minuti con alcuni operatori forestali. “La prossima settimana si terrà una riunione a Palermo in modo da capire con l’assessore Cordaro quali siano le iniziative da avviare – ha proseguito Musumeci -. Vediamo di approntare alcuni milioni di euro per le prime cose da fare. Avviando con la massima urgenza i lavori da fare, seguendo sempre la normativa vigente. L’intervento dello Stato appare essenziale. Mercoledì incontrerò il presidente del Consiglio a cui prospetterò questa emergenza, e solleciterò lo Stato affinché faccia la sua parte”.

Il tema incendi nella prima seduta d’aula. Musumeci porti piani concreti, i roghi non si fermano con le chiacchiere”. Lo chiede il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars per capire quali siano le strategie adottate dalla Regione per difendersi dalla calamità dei roghi che ogni anno inghiottono grandi pezzi di macchia mediterranea e inceneriscono aree dall’enorme valore ambientale. “Non si può – afferma il capogruppo Giorgio Pasqua – liquidare il tema scaricando le colpe solo ed esclusivamente sui quei pazzi criminali dei piromani, che vanno condannati e additati al pubblico ludibrio, ma la sensazione è che siamo in guerra con le fionde. Checché ne dicano l’assessore Cordaro e il presidente Musumeci, i mezzi di reazione e, soprattutto, quelli di prevenzione, messi in campo dalla Regione sono nettamente insufficienti, come abbiamo denunciato a più riprese in passato. Paghiamo il prezzo di un piano della protezione dei boschi che funziona solo se vengono assegnati i fondi europei: non ci sono soldi a sufficienza nel bilancio della Regione, che però trova i fondi per operazioni alla Dolce & Gabbana, che certo non sarebbero bastati, ma che non andavano certamente pilotati in quella assurda direzione”.

“Oltre ad ad un piano della forestazione degno di questo nome e di una riforma degli operai forestali che ne garantisca un impiego tutto l’anno – afferma il deputato Giampiero Trizzino – la Sicilia ha bisogno di ammodernare i suoi strumenti di prevenzione e controllo seguendo modelli più virtuosi, come quelli che si avvalgono di torrette dotate di webcam e dei droni. Ho sentito oggi il ministro dell’Ambiente Costa che si è mostrato sensibilissimo sul tema e disposto a parlarne in maniera concreta perché il tema degli incendi vale per la Sicilia, come per altre regioni che in questi mesi sono state messe in ginocchio”.

Gli incendi appiccati nel weekend in Sicilia

Un terribile incendio è divampato sabato sera alle porte di Palermo, sulle colline di Altofonte. Nessun ferito, per fortuna: solo un’automobile e alcuni casolari (disabitati) andati in fumo. Le fiamme hanno costretto all’evacuazione circa 400 persone. Il rogo è stato innescato da cinque focolai isolati, ed è arrivato ai piedi del centro abitato. La zona più colpita è stata il bosco di Moarda. Le operazioni di spegnimento sono risultate difficoltose a causa delle forti raffiche di vento, che hanno raggiunto i 60 km/h. I vigili del Fuoco nelle prossime ore cercheranno di risalire ai piromani – avendo già confermato la natura dolosa del rogo – mentre i carabinieri hanno già cominciato a setacciare le immagini delle telecamere di sorveglianza. I pompieri sono intervenuti anche in altri paesi della provincia: Carini, Termini Imerese, Sciara, Polizzi Generosa e Santa Cristina Gela.

Ci sono volute quasi 24 ore e l’intervento congiunto di tutte le squadre disponibili tra forestale, vigili del fuoco e protezione civile che, insieme a due canadair e tre elicotteri, per domare invece i due incendi del Trapanese. Centinaia di ettari di macchia mediterranea sono andati totalmente distrutti. “La riserva dello Zingaro non esiste più” commenta amaramente il sindaco di San Vito Lo Capo, Giuseppe Peraino.

La riserva dello Zingaro

Le fiamme partite da Macari, in mattinata, hanno superato la montagna e sono arrivate prima alla Tonnara di San Vito, sulla costa, e poi si sono estese alla vicina riserva naturale dello Zingaro, che già nel 2012 era stata distrutta dalle fiamme. L’unica area che si è salvata, dicono gli uomini impegnati a fronteggiare il rogo, è la prima caletta della riserva, la “Tonnarella dell’Uzzo”. Intaccato anche il Centro visitatori dello Zingaro, dove i Canadair hanno effettuato lanci d’acqua per limitare i danni.