Segesta e Pantelleria – dove l’assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa ha firmato il decreto d’istituzione alla vigilia di Ferragosto – sono gli ultimi due simboli della valorizzazione culturale dell’isola. Che passa, anche, dai parchi archeologici. A fronte di un’attesa che dura da anni, in una decina di giorni il governo Musumeci ha dato seguito alla legge n.20/2000, che regola l’istituzione dei parchi archeologici già esistenti. Ne ufficializza, in pratica, lo status. E li riconsegna alla collettività forti di un’autonomia gestionale, scientifica e finanziaria.

L’archeologo Giovanni Distefano

Poli turistici indipendenti. Capaci di autofinanziare le proprie attività, senza passare per forza dalla “mangiatoia” regionale (pur dipendendo da Palermo). La differenza tra un “normale” parco archeologico e un parco archeologico “fresco d’istituzione”, è descritta puntualmente dall’archeologo Giovanni Distefano, che da qualche mese ha ricevuto l’incarico di direttore del polo museale di Ragusa, e nelle cui competenze rientra la gestione dei parchi di Kamarina e Cava d’Ispica: “I parchi istituiti dalla Legge, avvalendosi di un direttore e di un consiglio d’Amministrazione, potranno avere una gestione contabile autonoma. Non devono, come tutti gli altri parchi, avviare una lunga procedura per l’utilizzo dei fondi regionali. Ma possono, ad esempio, utilizzare gli introiti dello sbigliettamento e destinarli agli scopi che ritengono più utile”. Un modo nuovo, in parte innovativo, per snellire la burocrazia, aumentare l’impatto e la visibilità dei luoghi, valorizzare i beni e garantire (e garantirsi) i flussi turistici.

Condizione necessaria, ma non sufficiente, per ottenere il decreto d’istituzione (a doppia firma, dato che pongono il sigillo sia l’assessore ai Beni Culturali che quello al Bilancio), è la perimetrazione del parco: “Un momento complesso – spiega Distefano – che passa da riunioni e conferenze di servizio, e dal coinvolgimento di sindaci e territori. In cui bisogna tener conto delle esigenze paesaggistiche e naturali. Ma è un iter, ad esempio, che il parco di Kamarina e quello di Cava d’Ispica, nel Ragusano, hanno completato anni fa, inviando tutta la documentazione necessaria al Dipartimento dei Beni Culturali. Potenzialmente, anche noi siamo pronti per l’istituzione”.

Cosa manca, quindi? “Dopo le perimetrazioni, che molti parchi possiedono già, serve l’approvazione di un regolamento da parte del consiglio regionale dei Beni culturali – rivela l’ingegner Sergio Alessandro, dirigente generale del Dipartimento – che è anche frutto di una concertazione con i Comuni. La legge attuale non garantisce i canoni di celerità che il governo regionale vuole imporre, per cui è probabile che venga modificata. Per Segesta e Pantelleria era tutto pronto da tempo, ma solo adesso si è giunti all’istituzione. Negli ultimi due mesi si sono fatti passi avanti notevoli. Che confermano la straordinaria valenza ambientale e paesaggistica di questi parchi, cui il nuovo management dovrà dare una spinta ulteriore”.

Il parco della Valle dei Templi, che nell’ultimo anno ha visto crescere il flusso dei visitatori del 30%, rimane il modello da seguire. A beneficiare della legge regionale del 2000 sono in cinque: oltre ad Agrigento, Segesta e Pantelleria, nella lista compaiono Naxos-Taormina e Selinunte-Cave di Cusa. Sedici, invece, sono in via d’istituzione. “Lavoriamo affinché in breve tempo il sistema dei Parchi sia completato – ha garantito l’assessore Tusa –. Dalla loro istituzione passa la concreta possibilità di sviluppo del territorio, della ricerca scientifica, della tutela e della valorizzazione dei beni culturali siciliani, straordinaria occasione per una terra che della cultura può e deve fare elemento trainante di progresso”.

Il processo, virtuoso nelle intenzioni, dovrà essere condotto a regime come ogni cosa. Superando le resistenze interne che, in tema di parchi, non mancano mai. “Parole come “tutela” e “vincolo” fanno un po’ paura – ammette Distefano –. Stiamo parlando di entità territoriali molto vaste, al cui interno sorgono attività ricettive diffuse, come masserie e fattorie. In prospettiva, vedo anche per loro più vantaggi che impedimenti. Possono pregiarsi dell’appartenenza a un parco, perché essa costituisce, di per sé, quasi un marchio di origine controllata. E’ altamente probabile che da una condizione di coesistenza originaria, si inneschi un vantaggio reciproco. Per il parco e per l’azienda che vi insiste al suo interno”. La fama val bene qualche rinuncia, insomma. “E per chi è dotato già di piano paesaggistico – aggiunge Distefano – non ci saranno vincoli e sacrifici ulteriori”.

Il futuro è luminoso: “I valori positivi si sprigioneranno – conclude il direttore del polo museale di Ragusa – e, da qui ai prossimi dieci anni, consegneremo alle future generazioni un sistema di parchi innovativi, in linea col resto d’Italia. La presenza dei sindaci nei consigli d’amministrazione, prevista per legge, non farà altro che portare acqua al mulino dei vari comuni, in nome di una integrazione territoriale capillare”.