Stretta tra il lutto e la retorica, tra il dolore vero e le parole di circostanza, la bara di Rita Borsellino si avvia verso l’ultima dimora. All’appuntamento con le onoranze funebri non sono mancati gli esponenti del Pd, gli stessi che avrebbero potuto trasformare la sorella del giudice Paolo in un soggetto politico, robusto e autorevole, e invece l’hanno macinata con le loro miserie e le loro rivalità, mummificandola in un seggio del parlamento europeo. E non è mancato nemmeno Leoluca Orlando che nel 2012, da santone dell’antimafia e delle preferenze, l’aveva spinta alle primarie per la scelta del nuovo sindaco di Palermo, ma alla fine pensò bene di scendere in campo lui stesso e di conquistare, con i suoi fedelissimi e i suoi cortigiani, la poltrona più alta di Palazzo delle Aquile. È la crudeltà della politica, verrebbe da dire. E anche dell’ipocrisia.